Rubrica de “Il Sole 24ore” Abitare le parole / Voce – Secondo la definizione corrente, la voce è il suono, emesso dagli esseri umani e dagli animali, prodotto dall’aria espirata che, nella laringe, incontra le corde vocali facendole vibrare. Si parla di “voce della coscienza” per definire un richiamo, un monito; “voce del sangue” per definire un’appartenenza familiare; di “voce” come di notizia che circola, ma della quale non si conoscono i particolari o la fonte. Ancora, la voce rappresenta un lemma del dizionario; nel coro, poi, esistono le voci che identificano tonalità e melodie differenti. In senso figurato, avere voce in capitolo è avere autorità in un luogo o in un consesso.
Una confidenza di Christian Bobin («Talvolta ascolto le voci senza farmi distrarre dalle parole che contengono. È allora che ascolto le anime») ci aiuta ad andare oltre per cogliere cosa dà forza e senso alla voce. Grazie alla vibrazione delle corde vocali, con il suo timbro, il suo tono e la sua intensità, la voce pronunzia parole che, quando sgorgano con sincerità dal profondo del nostro animo, manifestano la nostra intima natura. Una parola pronunziata con voce umana, calda, accogliente e limpida può dare senso al silenzio e contenuto alle relazioni. una parola pronunziata con voce alterata e carica di arroganza può turbare il cuore e distruggere relazioni. Si capisce così la differenza tra la voce umana e la voce riprodotta in laboratorio con un sintetizzatore. Questa difficilmente riesce a riprodurre tutte le sfumature della voce umana. Ma, c’è di più! Dicono che la prima cosa che si dimentica delle persone lontane è la voce. Forse perché la vera natura della voce non la si può catturare lontano dal volto di chi emette quei suoni e che conferisce singolarità a quella voce e a quelle parole. «Il tipo di voce che le orecchie seguono – infatti – è come se fosse un arrangiamento di note che non verrà mai più suonato» .
Il legame, ma anche la non perfetta sovrapponibilità, tra voce e parola, ce li ricorda Sant’Agostino. Questi, riferendosi al rapporto tra il Battista e Gesù, scrive: «Giovanni è la voce. Del Signore invece si dice: “In principio era il Verbo” Gv 1, 1). Giovanni è la voce che passa, Cristo è il Verbo eterno che era in principio. Se alla voce togli la parola, che cosa resta?». Una voce “fuori dal coro”, Giovanni, che precede la PAROLA che dà senso e forza a ogni voce, che pronunzia parole vere e coraggiose in difesa dei diritti umani dei singoli, delle minoranze e dei popoli. Voce che pronunzia parole di verità capaci di entrare nelle tenebre dei tanti misteri della nostra storia. Voce di giustizia in grado di stabilire torti e ragioni. A patto che «Non lasciamo che il rumore delle opinioni altrui offuschi la nostra voce interiore» (S. Jobs).