Rubrica de “Il Sole 24ore” Abitare le parole / Vita – Dal latino vita (forma arcaica, vivita) e dal sanscrito givathas, la vita esprime lo stato di attività naturale di un organismo, fatto di conservazione, sviluppo e riproduzione in relazione con l’ambiente e con altri organismi.
La vita dell’uomo però è molto di più. Basti pensare che la tradizione classica ricorre a tre parole per identificare la realtà – vita. Ognuna di esse ingloba aspetti e componenti che insieme permettono di parlare di “vita umana”. In particolare, Bios (vita biologica) fa riferimento alla dimensione quantitativa della vita: in particolare, alla trasformazione dei principi nutritivi in energia necessaria per la nascita e la crescita delle creature. Zoe identifica tutto ciò che di imprevedibile, spontaneo e carico di passione caratterizza la vita di una persona. La coppia di parole Psyché (ebraico, nefesh) – Pneuma (ebraico, ruah) include tutto ciò che nell’uomo non è riconducibile alla corporeità: dalle facoltà conoscitive, intellettive e razionali ai fattori irrazionali o sovrarazionali come la dimensione istintuale e quella spirituale.
La molteplicità di dimensioni e la complessità espresse attraverso queste parole fa della vita un mistero. Espressione emblematica del mistero della vita è l’esperienza della paternità/maternità, a qualsiasi livello si manifesti. Essa infatti esige coinvolgimento e, per certi versi, annullamento di sé per “dar vita” ad altro, che si fa strada prima nella decisione e nel cuore e poi nella storia di chi è all’origine della maternità.
La scienza ha fatto grandi progressi per allungare la vita come bios, meno può fare per la vita-zoe. Quest’ultima ha a che fare con la qualità della vita più che con la quantità del tempo vissuto. A dare qualità alla vita, breve o lunga che sia, è l’esperienza di relazione, è il vivere e operare senza il timore che la morte azzeri tutto di noi. Quanto è vero quello che afferma san Paolo: «La fede finirà, la speranza finirà, ciò che rimarrà è la carità, perché è la più grande di tutte» (1 Corinzi 13,13). A lui fa eco Pablo Picasso per il quale «Il senso della vita è quello di trovare il vostro dono. Lo scopo della vita è quello di regalarlo» nelle mille forme in cui questo può avvenire: dall’atto di generazione dei genitori al dare il proprio tempo, dal far dono della propria parola al mettere a disposizione le proprie energie.
Non è detto che tutto ciò apra subito e sempre la strada alla gratificazione, se è vero che «Ti criticheranno sempre, parleranno male di te e sarà difficile che incontri qualcuno al quale tu possa piacere così come sei! Quindi vivi, fai quello che ti dice il cuore, la vita è come un’opera di teatro, ma non ha prove iniziali: canta, balla, ridi e vivi intensamente ogni giorno della tua vita prima che l’opera finisca priva di applausi» (C. Chaplin).