Vento

Rubrica de Il Sole 24ore “Abitare le parole”

«Il vento soffia dove vuole e ne senti la voce, ma non sai da dove viene né dove va: così è chiunque è nato dallo Spirito» (Giovanni 3,8).
Sono le parole con le quali Gesù risponde a Nicodemo, uno dei capi dei Giudei. Questi si recò da Gesù di notte, in cerca probabilmente di luce, di un diverso orientamento per la sua vita. Di certo mostrando chiara la volontà di capire qualcosa in più di Gesù e, forse, entrare a far parte della sua cerchia.
Gesù gli fa capire che, per realizzare questo suo desiderio, c’è un passaggio decisivo da fare. E glielo dice con parole che dovettero sembrare enigmatiche a Nicodemo: «Devi nascere dall’alto»; devi accettare di rimettere in gioco tutto di te. E senza pretendere che sia tu a stabilire la direzione che deve prendere la tua vita. Da solo, infatti, come si legge nel libro di Giobbe, l’uomo «si riempie il ventre di vento» (15,2).
Perché la tua possa essere una vita riuscita, devi lasciare l’iniziativa allo Πνεῦμα (ruaḥ, in ebraico/aramaico). L’evangelista ricorre, qui, a un gioco di parole che funziona sia in greco sia in ebraico/aramaico. Entrambi i termini infatti significano vento/Spirito. Il vento, metafora dello Spirito che «rinnova la faccia della terra» (Salmo 103,30). Qui l’autore biblico fa proprio il costante ricorso che al vento s’incontra nella cultura e nelle tradizioni dei popoli.
Come forza misteriosa («soffia dove vuole»), il vento ha rappresentato sempre una sfida da affrontare e una risorsa da valorizzare per nuove opportunità. Ha ispirato l’arte, la letteratura e la tecnologia. Assumendo spesso un significato simbolico e mitologico e, come tutti i simboli, non rinunziando alla sua ambivalenza.
Il vento gonfia le vele permettendo di raggiungere le mete desiderate. Ma si presenta anche come forza incontrollabile e minacciosa. Quando il vento soffia forte, secondo l’antica saggezza cinese, o si cerca un riparo o si costruisce un mulino a vento. Per scegliere però la reazione giusta da opporre alle forti folate di vento, bisogna conoscerne la direzione.
Quando il vento rinunzia alla sua forza sferzante, bisogna avere il coraggio di aprire porte e finestre. Saperne respirare la brezza a pieni polmoni. Come deve aver sperimentato Pablo Neruda per scrivere: «Il vento è un cavallo: senti come corre per il mare, per il cielo. Vuole portarmi via: senti come percorre il mondo per portarmi lontano… Senti come il vento mi chiama galoppando nell’ombra per portarmi lontano» (Il vento nell’isola).
È quasi impossibile descrivere il vento. Come arduo è prevedere dove porta lo Πνεῦμα/ruaḥ se si rinunzia a farsi avvolgere nel mondo della poesia, dell’arte e della mistica.

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