È stato mons. Nunzio Galantino, segretario generale della Ceo e presidente dell’Apsa, a consegnare questa mattina, nel contesto della 75ª Mostra internazionale d’Arte cinematografica di Venezia, il premio “Robert Bresson” alla regista Liliana Cavani. Il prestigioso riconoscimento è stato conferito dalla Fondazione Ente dello Spettacolo, con il patrocinio della Segreteria per la comunicazione della Santa Sede e del Pontificio Consiglio della cultura. Questa la motivazione dell’assegnazione del premio: “Autrice refrattaria alle mode, radicale e felicemente provocatoria, la sua opera assorbe e restituisce con notevole forza espressiva la tensione intimamente cattolica tra la vocazione alla santità e la legge di gravità del peccato. Un conflitto talvolta aperto (come nella trilogia su Francesco o nei documentari sulla vita consacrata non secolare: Gesù mio fratello e Clarisse) e altre volte camuffato in storie di uomini e donne in faticosa ricerca, attraverso percorsi di sperimentazione continua, tra smarrimenti, consapevolezze e bagliori”.
Nel corso della cerimonia, presentata dalla giornalista Tiziana Ferrario, Liliana Cavani ha affermato: “Ho conosciuto persone che mi hanno aiutato a essere me stessa. Mi hanno insegnato a credere in me. Ho avuto un’istruzione globale, non mi importava delle etichette”. “Quello che manca oggi – ha proseguito – è la conoscenza della Storia, che porta alla superficialità. Al liceo non si studia il Ventunesimo secolo. Io inseguo la libertà, non voglio vincoli. Lavorando in televisione ho imparato molto, specialmente l’importanza del passato per comprendere il presente. Bisogna pretendere una scuola migliore, combattere l’ignoranza”.
Per mons. Galantino, “siamo in un momento di positiva provocazione. Il significato delle parole è sempre più importante, il silenzio è il grembo della verità”. “La nostra è una cultura da stadio – ha osservato –, che ci spinge a rapportarci con l’atro come se fosse un avversario. L’emozione diventa un fatto negativo quando la ragione viene messa da parte, quando diamo spazio alla falsità della comunicazione. In Italia c’è una grande differenza tra percezione e realtà. Quelli che attirano di più l’attenzione sono quelli che mettono a tacere la verità”.