Rubrica de “Il Sole 24ore” Abitare le parole / Speranza – Derivata dal latino spes – e, a sua volta, dalla radice sanscrita spa che significa «tendere verso una meta» – Speranza è l’atteggiamento interiore di attesa/aspettativa di un bene futuro, di un cambiamento positivo, di apertura di nuovi orizzonti. La speranza è fiducioso e fondato ottimismo riguardo al proprio destino o a quello di ciò che mi circonda. La speranza non è solo il contrario della disperazione. Essa è altro anche rispetto al fatalismo rinunciatario: è sempre una possibilità sempre aperta nella nostra vita.
Nel mito di Pandora, la speranza è dentro il vaso insieme a vecchiaia, gelosia, malattia, odio, menzogna, avidità, vizio e accidia. Come nel vaso di Pandora, così nella vita, la speranza convive con esperienze e realtà negative. Quando Pandora, spinta dalla curiosità, disobbedisce a Epimeteo e apre il vaso, da esso escono tutti i mali del mondo abbattendosi sull’umanità.
Dal fondo del vaso, secondo il mito, non fece in tempo ad uscire la speranza. Per questo, dopo l’apertura del vaso, il mondo divenne un luogo desolato ed inospitale. Solo quando Pandora riaprì il vaso per far uscire la speranza, il mondo riprese a vivere.
La speranza cresce con tutto ciò che sta nel mondo. È parte di esso, come è parte della vita di ogni uomo. Bisogna avere il coraggio di riaprire il vaso della vita. Bisogna continuamente rimetterci mano. «La speranza infatti – scrive G. Bernanos – è un rischio da correre. È addirittura il rischio dei rischi». Bisogna liberarla perché possa, come nel mito, ridare vita a un luogo desolato e inospitale, quale può essere anche la nostra stessa vita. Certo, non è facile, se Italo Calvino ha potuto scrivere: «Che pena. Sperare, intendo. È la pena di chi non sa rinunciare». È la stessa pena che rende … “beato chi non si accontenta”, innescando dinamismi interiori che non tardano a consegnarci uomini e donne di grande valore. Capaci di liberare energie e progettualità alte, che riescono a dare colore e sapore nuovo anche a esperienze che, senza la speranza, trasmetterebbero solo noia e risentimento. Forse Papa Francesco pensava così la speranza, quando scriveva che «giovani ci chiamano a risvegliare e accrescere la speranza, perché portano in sé le nuove tendenze dell’umanità e ci aprono al futuro, in modo che non rimaniamo ancorati alla nostalgia di strutture e abitudini che non sono più portatrici di vita nel mondo attuale» (Evangelii gaudium, 108).