Rubrica de Il Sole 24ore “Abitare le parole”
La parola sostenibilità è entrata nel novero delle tante parole divenute una sorta di passepartout. Da pronunciare senza che esiga impegno serio. La sostenibilità è invece lo sfondo che conferisce senso e direzione a ogni progetto di sviluppo. «Sviluppo sostenibile è diventata una nozione fondamentale per l’ambito imprenditoriale e aziendale, per il settore agricolo, per lo sviluppo urbano e per diversi modelli di sviluppo economico, come, ad esempio, l’economia verde o l’economia circolare» (J.M. Gil-Barragan).
Nonostante ciò, non mi sembra che quanti – e sono tanti! – parlano di sostenibilità condividano tutti lo stesso campo semantico della parola. E, soprattutto, non so quanti siano consapevoli che la sostenibilità non va raccontata. Va praticata attraverso scelte precise e coerenti, se si vuole che essa accompagni una crescita che soddisfi i bisogni del presente, senza che le future generazioni vedano compromessa la possibilità di soddisfare i propri bisogni.
La parola sostenibilità deriva dal latino sustinère, col significato di sostenere, difendere, prendersi cura; ma anche mantenere o prolungare. In forza della sua radice, la sostenibilità obbliga a decidere chi sostenere e difendere, di chi prendersi cura. Ma anche quali atteggiamenti coltivare e prolungare per essere sicuri che si sta camminando verso una crescita sostenibile. Tenendo presente che «la sostenibilità è una parola a più dimensioni. Oltre a quella ambientale, ci sono anche le dimensioni sociale, relazionale e spirituale» (papa Francesco).
A proposito delle ultime due, il Papa ricorda che «il consumismo attuale cerca di riempire il vuoto dei rapporti umani con merci sempre più sofisticate – le solitudini sono un grande affare nel nostro tempo! –, ma così genera una carestia di felicità». E, «noi tutti siamo cercatori di senso. Ecco perché il primo capitale di ogni società è quello spirituale, perché ci dà le ragioni per alzarci ogni giorno e andare al lavoro, e genera quella gioia di vivere necessaria anche all’economia».
C’è sostenibilità, quindi, solo dove c’è cura del pianeta, del creato, del sociale e delle relazioni. Solo così si è sicuri di evitare che alla sostenibilità tocchi la sorte che è toccata, e continua a toccare, al tema dell’etica. C’è ancora chi ritiene che l’etica sia una sorta di appendice o di posticcio che viene messo come cappello o nelle conclusioni.
Non sarà mai seriamente affidabile un discorso sulla crescita finché non si capirà che la vera crescita è solo quella sostenibile!