Rubrica de Il Sole 24ore “Abitare le parole”
Come testimoniano i vari ambiti del sapere, la soglia è una delle immagini più potenti e affascinanti che, nel tempo, ha animato riflessioni e dibattiti. La sua intrinseca ambivalenza non rappresenta un limite; ne palesa invece la ricchezza. Soprattutto quando si va oltre l’uso che di questa parola si fa in neurofisiologia e in psicofisica. Qui si parla, ad esempio, di “soglia differenziale” e di “soglia percettiva”. Intendendo, quest’ultima, come il punto al di sotto del quale uno stimolo sensoriale non viene avvertito.
Sono però le discipline umanistiche, le arti figurative, la poesia e la letteratura a liberare la luce e il dinamismo presenti in questa parola, e a farcene incontrare il valore simbolico. Come avviene nel dipinto di van Gogh Sulla soglia dell’eternità, caratterizzato da una straordinaria intensità. Accentuata sicuramente dalle condizioni nelle quali si trovava il pittore olandese mentre lo realizzava.
Di grande efficacia è, da questo punto di vista, anche l’augurio posto in corrispondenza della soglia dell’antica chiesa di Canongate (XVII sec.), quartiere di Edimburgo. «Pax intrantibus, salus exeuntibus – Pace a quelli che entrano e salute a quelli che escono», si legge sull’architrave della porta. La soglia qui viene intesa al modo in cui i latini intendevano il limen: spazio che delimita l’interno dall’esterno, senza opporli o separarli. Anzi mettendoli in una sorta di complementarità tra loro.
Questo è la soglia: luogo di passaggio, che permette di entrare per godere di tutto ciò che di vita vi è all’interno. La stessa soglia la si attraversa per uscire e condividere, nell’incontro e nello scambio, quanto si è sperimentato. Nell’incontro e nello scambio, il volto dell’altro è la soglia sulla quale sono chiamato a sostare, prima di affacciarmi sulla sua storia per condividerla in una feconda, e talvolta faticosa, esperienza di reciprocità. La soglia non fa sintesi tra realtà o spazi diversi. Suo compito è piuttosto essere l’apertura che pone in comunicazione ambiti altrimenti scissi o storie destinate a procedere in ordine sparso.
È questo il senso di quel «Pax intrantibus, salus exeuntibus», che riconosce alla soglia un grande dinamismo. Lo stesso che, per il filosofo danese S. Kierkegaard, è chiamato a vivere ogni persona: una continua e positiva tensione tra interno ed esterno, finito e infinito, ragione ed emozione, relazione e solitudine. Fino a poter affermare che, “essere sulla soglia” vuol dire, da una parte, vivere al riparo dall’abitudine e dallo sterile darsi da fare; dall’altra, sentirsi chiamati a tenere fisso lo sguardo interiore verso un obiettivo sensato, per orientarvi tutte le energie di cui si dispone.