Ritrovarsi a pensare e ripensare alla propria vita, soprattutto in prossimità di appuntamenti importanti o di nuove opportunità. Senza eccessivi rimpianti e nella consapevolezza di averci sempre provato. Ritrovarsi a guardare al proprio futuro, lungo o breve che possa essere, aiuta a disegnare con sufficiente chiarezza il quadro della propria vita. Un esercizio che pesa, sì, ma non trovo per niente superfluo. Dopo momenti di silenzio e pause di riflessione… ecco di cosa siamo fatti: di lontananze e di mancanze. Ognuno porta in sé il ricordo e la nostalgia di qualcosa che è fuggito, di una terra lasciata, di un’assenza di volti, luoghi, suoni che popolano il cuore e la mente e che ospitiamo in noi. Di tutto questo è fatta la vita. Accogliere quello che non c’è più, o non c’è ancora, è ginnastica quotidiana che ci aiuta a trasformare la mancanza in presenza, la lontananza in prossimità. Siamo tutti in qualche modo, nelle nostre interiorità, ospiti di qualcosa che arriva all’improvviso; che sia una crisi, o un ricordo, o una spina nel cuore. Consapevoli di questo, dovremmo tutti accogliere, abbracciare e far riposare l’altro che stenta, piegato sotto il peso dell’incomprensibile, affamato di una ragione e di uno scopo per la sua vita. …. (testo completo)
Il Sole 24 Ore – Editoriali e commenti – 6 gennaio 2018, pag. 8