Sulla Strada per Educare, Testimoniare, Trasmettere.
Intanto, il tema scelto esclude lo starsene dentro, tutto sommato al sicuro – anche se impauriti, pieni di rimpianto e con poche prospettive per il futuro – come i discepoli prima della irruzione dello Spirito Santo nel Cenacolo.
“Sulla strada” si può stare in tanti modi e per fare tante cose.
Voi state qui per prendere l’impegno di stare sulla strada e di starci per: ” … Educare, Testimoniare e Trasmettere”.
La solennità del Corpus Domini mi suggerisce di mettere in relazione il tema che voi state affrontando con la festa di oggi e con quello che domani, in tante delle vostre Diocesi – in tutte in verità – ci sarà: la Processione eucaristica.
Non si può stare sulla strada e soprattutto non si può Educare, Testimoniare, Trasmettere se, noi per primi, non abbiamo interiorizzato a cosa Educare Chi e che cosa Testimoniare, Chi e che cosa Trasmettere.
Gesù oggi convoca tutti noi a stare con Lui per darci – o ridarci – una consegna che ha tanto a che fare con tutto questo. Ci invita a stare con Lui e ripete a noi le stesse parole pronunziate la sera del primo Giovedì Santo.
– “Questo è il mio corpo…… sangue!”
– “Prendete…… mangiate…… bevete!”
– “Fate questo in memoria di me!”
Che senso ha tutto questo? Che senso ha ritrovarci ad adorare, a contemplare e a nutrirci di questi segni della vita quotidiana: un po’ di pane e un sorso di vino?
Intanto Gesù ha detto che attraverso il pane e il vino che ha spezzato e dato quella sera e che continua a spezzare e a donare ogni volta che celebriamo l’Eucaristia – attraverso quel pane spezzato – passa la nuova Alleanza; passa – cioè si realizza – la nostra unione con Lui e tra noi.
Chi entra seriamente e con passione, attraverso l’Eucaristia, in questa nuova Alleanza, contribuisce a fare la storia secondo Dio.
Troppe Eucaristie sembrano finalizzate solo alla convocazione assembleare e cultuale senza rimandi alla vita e alle vicende della gente. Che dono straordinario ci ha fatto, da questo punto di vista, il Concilio Vaticano II!
Noi cristiani non veniamo invitati ad adorare e a contemplare una presenza qualsiasi e generica di Gesù! Veniamo invitati ad adorare, a contemplare la presenza di Gesù “pane spezzato”, “pane donato” che – proprio per questo – è condanna di ogni atteggiamento egoistico; è condanna della cultura del dare solo perché si è ricevuto e del dare perché si è in attesa del contraccambio.
L’Eucaristia è il Sacramento del cuore aperto, è educazione al dono gratuito e senza riserve. Ecco a cosa Educare; ecco cosa ci viene chiesto di Testimoniare e di Trasmettere.
L’Eucaristia, quando è celebrata in maniera piena e consapevole – quando smette di essere una cerimonia come le altre; quando non la trasformiamo in un teatro a vaga trama religiosa – quando evitiamo accuratamente tutto questo, l’Eucaristia ci recupera all’amore; ci permette di rinsaldare la nostra Alleanza col Signore. Un’Alleanza che comporta un impegno da parte nostra: «Quanto il Signore ha ordinato, noi lo faremo e lo eseguiremo».
E, nonostante questa promessa conosca tante defezioni e tanti tradimenti, Dio, nella sua fedeltà, non ha smesso di voler bene agli uomini, di interessarsi alla loro storia.
Come per la Prima Alleanza, anche la Seconda e Nuova alleanza domanda impegno: quello di manifestare il proprio “volto eucaristico”.
Ricordavo all’inizio le tante processioni che si snoderanno domani per le strade delle nostre città. Non è solo un modo per portare Gesù nei luoghi della vita. Certo, non è poco! Non è solo un modo per dire la nostra fede nell’Eucaristia.
Portare Gesù per le strade è anche il modo, per la Chiesa, di mettersi per strada, di uscire allo scoperto – in processione appunto – per dire pubblicamente da dove nasce il suo impegno e la sua testimonianza: nasce da un pane spezzato e donato; nasce dal “sangue versato”. L’impegno a Educare, Testimoniare e Trasmettere per noi – per voi – non nasce dalla fantasia di chi ha dovuto trovare un tema attraente da approfondire e da prendere come impegno. Non c’è un documento scritto all’inizio della nostra vita di Credenti in Gesù. C’è quel
“Questo è il mio corpo…… sangue!”
“Prendete…… mangiate…… bevete!”
“Fate questo in memoria di me!”
È lì che inizia la nostra marcia di uomini e donne credenti in cammino. È lì che nasce quella che papa Francesco ci invita ad essere: “Chiesa in uscita”. Una Chiesa che non ha paura di contaminarsi, ma si inserisce nella marcia faticosa dell’umanità intera. Insieme. Si cammina e si sta per strada insieme. Insieme si cerca Dio, lasciandosi raggiungere da Lui. Insieme si abbattono le barriere, si superano le divisioni, si aboliscono i pregiudizi e le discriminazioni. Insieme si dilatano gli spazi dell’accoglienza e si lavora per costruire una «tenda più grande», una terra più abitabile, una mensa più accogliente.