Anche oggi, il Vangelo delinea alcune scelte imprescindibili per vivere “alla sequela di Gesù”. E questa volta, le richieste che il Signore avanza a chi vuol essere suo discepolo appaiono davvero esigenti: un amore preferenziale per Lui, che sia alla base di ogni altra relazione umana, e la disponibilità a “portare la propria croce”, mentre seguiamo le sue orme sul cammino della fede. Un impegno serio e coinvolgente, che non ammette mezze misure o timidezze. Gesù stesso ne è perfettamente consapevole, tanto da invitare il futuro discepolo a “fare bene i propri conti” prima di mettere in pratica questa scelta, per evitare inutili delusioni, fallimenti o ripensamenti.
L’esortazione del Maestro a “sedersi e calcolare”, infatti, indica la necessità di ponderare ed accompagnare con serietà le proprie scelte. Perché la vita spirituale del discepolo di Gesù, se non può essere frutto di calcoli meschini, non può neppure essere frutto di improvvisazione.
Sembra proprio che il Signore, più che singole azioni o scelte, voglia proporre una nuova “sapienza”, genuinamente cristiana, con cui affrontare la vita, quella stessa sapienza che abbiamo invocato pregando il Salmo responsoriale: “Insegnaci a contare i nostri giorni e acquisteremo un cuore saggio”.
In questa cornice, dunque, va collocato l’invito al “discepolato” che Gesù ci sta rivolgendo, attraverso la lettura del Vangelo, da qualche domenica a questa parte. Certo, mettendo in fila le condizioni richieste da Gesù, forse potrebbe sorgere nel nostro cuore un sentimento di impotenza, fino allo scoraggiamento: “Entrate per la porta stretta” (21ª domenica); “Mettiti all’ultimo posto” (22ª domenica); “Colui che non porta la propria croce e non viene dietro a me, non può essere mio discepolo” (oggi). Ma non dobbiamo fermarci alla superficie di queste richieste: la forza ed il centro di queste condizioni poste da Gesù – insieme a quella che chiude la pagina del Vangelo di oggi (“Chiunque di voi non rinuncia tutti i suoi averi, non può essere mio discepolo”) – non sta in una serie di NO detti a cose, spesso belle e forti, della vita! Quando si interpreta così il Vangelo – come una serie di NO e di rinunce fine a se stessi – non si fa la volontà di Dio, non si obbedisce al Dio della vita, non si obbedisce a Gesù, che è venuto a farci assaporare il gusto di una vita rinnovata. L’accento, piuttosto, va posto sull’obiettivo principale: diventare discepolo di Cristo! Una scelta di vita, libera e consapevole, che avanza nella nostra esistenza per “passione”, e non a forza di rinunce e sacrifici. Gesù, insomma, ci vuole “appassionati” di Lui e del Vangelo. Una passione del cuore da tradurre in gesti concreti di prossimità, di vicinanza ai fratelli più bisognosi di accoglienza e di cura. Proprio come Lui stesso ha vissuto.