Continua l’azione pedagogica della Chiesa che, attraverso la Parola di Dio e l’esperienza di fede della prima comunità cristiana, ci guida ad essere… “gente di Pasqua”. Persone cioè che, dopo aver celebrato la Pasqua, la vivono nel quotidiano e ne testimoniano i frutti.
Come già nella domenica passata, anche oggi le letture ci propongono un momento decisivo nella vita della prima comunità cristiana. Gli incontri col Risorto, infatti, riplasmano l’identità profonda degli apostoli, dando un volto nuovo alla Chiesa nascente.
Di questa identità fanno parte l’esperienza di fede sofferta di Tommaso (domenica scorsa) e le reti vuote dei discepoli. Ma anche la dichiarazione di amore di Pietro per Cristo e i momenti di crescita della comunità stessa grazie alla Parola. Come anche le prese di posizione coraggiose di Pietro e degli altri apostoli (prima lettura) che danno testimonianza della Risurrezione di Gesù. Di fronte a chi vorrebbe una presenza indolore ed ininfluente – e quindi un’identità debole – della Comunità cristiana, questa deve ribadire la sua ferma volontà di servire Dio… fino alla “disobbedienza”, continuando a testimoniare una “storia proibita” e dicendo un “no” deciso a chi intende mettere il silenziatore alla forza travolgente della Risurrezione di Gesù.
E sì, perché il “sommo sacerdote” della prima lettura, che intende mettere a tacere i testimoni della Risurrezione, non è morto! Assume oggi i travestimenti più diversi e più subdoli, ma lo scopo è sempre lo stesso: svuotare di senso l’annuncio cristiano o, comunque, ricacciarlo in spazi di insignificanza. “Bisogna obbedire a Dio invece che agli uomini”, è la risposta di Pietro. Il cristiano cioè è chiamato a produrre la nota fastidiosa del “no”, in quel concerto “monofonico” che minaccia sempre di più vita, dignità, libertà e speranze dell’uomo.
Ma per essere capace di questo, il credente ha bisogno di fare esperienza personale del Cristo Risorto. Ha bisogno di incontrarlo, di ascoltarlo, di sentirsi interrogato da Lui, di sperimentare la vita nuova che Egli dona, proprio come accade a Pietro e agli apostoli.
Ed ecco che le reti vuote, frutto dell’inutile pesca “nella notte”, si riempiono di nuovo sulla Parola del Risorto; ecco che, con Lui, la comunità può nuovamente sedersi alla mensa comune e ritrovare la gioia dell’Eucarestia condivisa; ecco che, a cominciare da Pietro, ciascuno riceve da Gesù Risorto la propria missione specifica di servizio e testimonianza, insieme alla grazia per attuarla, fino al martirio.
Ecco, dunque, crescere ed abbondare i frutti della Pasqua, che edificano la Chiesa, la nuova “comunità dei risorti con Cristo”. Una comunità alla quale anche noi apparteniamo per il Battesimo, e dopo di esso, per le scelte di “risurrezione” che ogni giorno testimoniamo nel mondo.