La solennità di Tutti i Santi che oggi celebriamo è davvero un’occasione preziosa per soffermarci a riflettere sulla “santità” del cristiano, dono e chiamata per ciascuno di noi.
Chi sono i santi e cosa fanno di speciale per essere considerati tali? Nel vivere questa festa che li celebra tutti insieme, è bene anzitutto evitare un possibile rischio: quello di considerarli come dei puri simboli, esseri umani quasi “alieni”, sicuramente ammirevoli ma “irraggiungibili”; in definitiva, troppo diversi da noi e, quindi, estranei alla nostra quotidianità. Un rischio che deriva dalla convinzione, del tutto errata, che la santità consista in una sorta di “abilità” che l’uomo può acquisire con le sue sole forze, a suon di “buone opere”, meglio ancora se realizzate con grandi sforzi e sacrifici. In questa falsa prospettiva, l’uomo si “farebbe santo” da sé, nel maldestro tentativo di somigliare il più possibile a Dio, il Santo per eccellenza. E chi non ci riesce, a causa dei propri limiti e cadute, magari finisce per scoraggiarsi e rinunciare.
Ma la santità autentica è ben altro. E’ innanzitutto dono di Dio per ciascuno di noi, è grazia che non meritiamo, né possiamo “comprare” in alcun modo. E’ partecipazione reale alla vita divina, resa possibile dallo Spirito Santo che abita in noi. E’ essere inseriti in Gesù Cristo, per vivere con Lui ed in Lui da “figli di Dio”. E’ vivere in piena comunione con Dio, già adesso, durante il pellegrinaggio terreno. Di tutto questo dobbiamo sempre più prendere coscienza e rendere grazie con la vita al Signore.
Ma la santità, oltre che dono, è anche “chiamata”, è vocazione comune a tutti coloro che hanno ricevuto il battesimo. Non un “livello superiore”, dunque, riservato a pochi eletti particolarmente “capaci”, bensì la via di pienezza che ciascun cristiano è chiamato a percorrere nella fede, avanzando verso la meta finale: la comunione definitiva con Dio nella vita eterna.
Così la santità – intesa come impegno alla santificazione – diventa “risposta” al dono di Dio, assunzione di responsabilità e collaborazione fattiva alla Grazia. Ecco allora che entrano in gioco anche le nostre povere forze, nel senso del pieno coinvolgimento di tutto ciò che siamo – e che Dio ci dona di essere – nella realizzazione della nostra vocazione personale. A questo livello assume valore anche il nostro impegno, la nostra costanza, la fedeltà e, quando necessario, anche il nostro sacrificio. Tutte dimensioni che riconosciamo e ammiriamo in modo esemplare proprio nei nostri fratelli e sorelle “santi” che oggi celebriamo nella liturgia. Guardando alla loro vita, impariamo a condividerne le tappe, le difficoltà e i traguardi raggiunti: essi sono i testimoni credibili di una santità “a misura d’uomo”, che ciascuno di noi è chiamato a vivere in prima persona.