L’intenso cammino della Quaresima ci ha condotti alla gioia di Pasqua. Una gioia che, per essere vera e significativa, deve ancorarsi fermamente alla realtà del nostro vissuto quotidiano.
Molte delle giornate che viviamo, infatti, sembrano segnate da fatti e sentimenti più consoni al Venerdì e al Sabato Santo che alla Pasqua. Dolore, odio, violenza, prevaricazione, povertà, solitudine, tante ferite che ancora “fanno sanguinare” l’umanità.
Ma, nonostante tutto, noi siamo qui a celebrare la Pasqua! Siamo qui a cantare l’Alleluja! Perché lo facciamo? Forse perché non ci accorgiamo dei guai e delle difficoltà che ci circondano? No!
Celebriamo la Pasqua per dire che la forza con cui è stata rotolata via la pietra “molto grande” della tomba di Cristo non si è esaurita! Con la Pasqua vogliamo annunciare che la realtà non si esaurisce nel tragico realismo del Venerdì e Sabato Santo, né nel radicale scandalo della morte. L’ultima parola, infatti, spetta al Cristo Risorto che ha vinto la morte, ogni “morte” che affligge l’uomo. Celebriamo Pasqua perché crediamo vero quel grido che Epifanio di Salamina mette sulla bocca del Cristo che discende agli inferi: “Svegliati tu che dormi! Non ti ho creato perché rimanessi prigioniero! Usciamo di qui”. Ma per “uscire” dalle nostre tombe (simbolo di ogni sconfitta umana), abbiamo bisogno di farci “prendere per mano” da Gesù Risorto, come Adamo ed Eva nell’icona bizantina della Discesa agli inferi, e da Lui farci sollevare, per la vita nuova! La forza e la speranza della fede nella Pasqua sta proprio qui: Egli che ha veramente conosciuto la morte nella sua carne, ci trasmette una forza nuova, rivoluzionaria, capace di ribaltare le tante pietre tombali che ci tolgono il respiro e ci impediscono di godere della luce!
Proprio come è accaduto a coloro che, sulla Via della Croce, intorno al sepolcro o a partire dal sepolcro, hanno fatto esperienza di Pasqua. Innanzitutto Pietro, che mosso dallo Spirito, “prese la parola”. Eppure era reduce da un’avventura poco esaltante: il tradimento di Gesù. Ecco il miracolo della Pasqua! Il suo peccato è vinto, le sue lacrime di pentimento gli hanno ottenuto il perdono.
E poi le donne. L’esperienza della tomba vuota le costringe a uscire da una logica di mero affetto e pietà, la logica di chi pensa che “tutto è finito”. La pietra ribaltata e le parole degli Angeli insegnano loro che non è possibile, e neppure giusto, cercare di incontrare Gesù come un morto, che appartiene ormai al passato. No! Gesù Risorto vive, e continua a stare con noi nella sua Parola, nei Sacramenti nella vita comunitaria, nei più poveri.
E ora tocca a noi! Che questa possa essere la nostra Pasqua, l’inizio di una vita nuova vissuta, mano nella mano, con Gesù Risorto, per testimoniare al mondo la sua vittoria sulla morte.
» Domenica di Pasqua, «Risurrezione del Signore», 27 marzo 2016