Per gli antichi Ebrei la Pentecoste accomunava diversi significati: originariamente era una festa agricola, caratterizzata da gioia e gratitudine per il raccolto delle primizie e della mietitura; dopo l’esilio, divenne la festa per commemorare la promulgazione della Legge sul Sinai e l’Alleanza tra Jahvé e il suo popolo. Per l’occasione, ogni anno, folle di Giudei si recavano in pellegrinaggio a Gerusalemme per fare memoria del loro passato e rinnovare l’amore per la legge ebraica.
Ma per gli apostoli quella Pentecoste è diversa dalle precedenti. Il loro cuore infatti è “stravolto” dagli avvenimenti: la passione e la morte di Gesù; l’incontro con Lui risorto; la sua ascensione al cielo. Stanno nel cenacolo, pieni di timore, con le porte sbarrate. Smarriti e impauriti, non sanno cosa fare, come muovere i primi passi, come affrontare il mondo. “A porte chiuse”, proprio come le loro menti e il loro cuore.