“Dalle promesse di Dio al loro compimento”: potremmo compendiare così il messaggio che, nel suo insieme, la liturgia della Parola di oggi ci consegna. Nella prima lettura, il profeta Geremia – in genere conosciuto come il profeta della denuncia amara, sempre pronto a mettere in guardia il popolo dai gravi cedimenti e dalla paralizzante rassegnazione – questa volta, invece, invita il popolo d’Israele alla speranza e alla gioia, incoraggiandolo ad intraprendere l’arduo percorso del ritorno dall’esilio. Nelle sue parole profetiche, infatti, risuona la promessa di salvezza di Dio che esorta il “resto d’Israele” a fidarsi di Lui e ad intraprendere la strada del ritorno alla propria terra, pur se attraverso il deserto. Un luogo inospitale che non è solo materiale, ma che rimanda anche a quel “deserto” interiore che tante volte sperimentiamo nella nostra vita, segnata da ferite di vario genere.
Ma la storia del popolo di Israele a cui Geremia si rivolge è anche la storia di ognuno di noi. E le promesse che, attraverso il profeta, il Signore fa al suo popolo valgono anche per noi. Promesse di salvezza che, in Gesù, si compiono diventando realtà di vita. Proprio come accade a Bartimeo, nell’incontro col Signore lungo le strade di Gerico.
Nel suo racconto Marco descrive la situazione di grande difficoltà che quotidianamente Bartimeo patisce e che caratterizza anche il suo incontro con Gesù: la sua cecità, l’essere costretto a mendicare per sopravvivere, il dipendere in tutto dagli altri, il dover superare l’ostilità superficiale della folla.
Eppure, per quanto gravi, queste difficoltà non condannano il “cieco di Gerico” alla disperazione e al mutismo, segni di rassegnazione. Così egli può cogliere nella presenza di Gesù, che incrocia la sua strada, la speranza di una novità salvifica. Ed ecco allora che trova la forza di gridare, di invocare (“Figlio di Davide, Gesù, abbi pietà di me”), di superare le resistenze della folla, di “incontrare” Gesù a tu per tu e, così, essere da Lui restituito alla pienezza della vita. Bartimeo, infatti, viene sì sanato dalla cecità fisica, ma ancor prima viene “salvato” integralmente dalla sua fede.
Colpisce profondamente la forza e la tenacia con cui Bartimeo alza la sua voce, tra la folla infastidita, perché Gesù si accorga di lui. Un incontro quindi fortemente voluto, quello di Bartimeo! E Gesù, quando c’è sincero desiderio di incontrarlo, non si lascia certo attendere, anzi va incontro a chi lo cerca orientando la sua vita verso una esistenza nuova.
Ecco dunque l’immagine di speranza che oggi, in Bartimeo, ci viene donata: Gesù è sempre pronto a recuperarci dal ciglio della strada, dal “luogo” delle nostre sconfitte, per rimetterci in cammino con Lui, con coraggio e passione, per una vita di fede autentica vissuta in pienezza.
» XXX Domenica del Tempo Ordinario, 25 ottobre 2015