In questa VIII domenica del Tempo Ordinario prosegue l’ascolto del sesto capitolo del Vangelo di Matteo, che si apre con la proclamazione delle Beatitudini, attraverso cui Gesù ci invita a capovolgere logiche consolidate, ma assolutamente “di corto respiro”, che purtroppo segnano la nostra vita. Possiamo intendere il brano evangelico odierno come un esplicito commento alla prima beatitudine: “Beati i poveri”.
La povertà che rende “beati” – ci dice oggi Gesù – è quella di chi non si lascia travolgere dall’affanno per la propria vita. “Guardate gli uccelli del cielo, osservate i gigli del campo”. Un invito, pur rimanendo con i piedi per terra, ad alzare lo sguardo e fidarsi concretamente della custodia provvidenziale che Dio esercita nei nostri confronti.
“Non preoccupatevi”! Ma, come si fa a dirlo oggi a chi ha perso il lavoro e non sa come portare avanti la propria famiglia? O ad un giovane costretto a mendicare un posto di lavoro sottopagato, pur di non subire l’umiliazione di continuare a chiedere qualche spicciolo ai propri genitori? Solo una fiducia profonda nell’amore provvidenziale di Dio può dare senso a questa speranza. Insieme a questo, Gesù ci esorta a guardare con più fiducia alle energie poste dentro di noi e a non far dipendere la nostra beatitudine solo da fattori esterni, ma anche dal nostro impegno.
“Guardate gli uccelli del cielo, osservate i gigli del campo”. La libertà con la quale volano gli uccelli e la bellezza che ostentano i gigli del campo sono i segni della provvidenza gratuita di Dio, posti continuamente sotto i nostri occhi. Dunque, invitandoci a osservare i gigli del campo, Gesù vuole recuperarci all’essenziale, vuole dirci: anche tu sarai bello nella misura in cui permetterai al Signore di farsi strada dentro di te e dentro i tuoi progetti.
Un invito, dunque, quello di Gesù a recuperare la nostra libertà; non dal bisogno di mangiare o di vestirsi, ma dalla brutta tentazione di far dipendere tutto da realtà esterne a noi.
Solo quando si è fatto proprio questo invito, acquista senso e non sorprende l’imperativo centrale del Vangelo di oggi: “Cercate invece, anzitutto, il regno di Dio e la sua giustizia, e tutte queste cose vi saranno date in aggiunta”. Perché è possibile cercare il Regno di Dio e la sua giustizia solo quando si rimette ordine nella propria vita, rispettando di più ciò che noi siamo e non lasciandoci condizionare da quello che altri vogliono farci essere. E il Regno di Dio, che dobbiamo cercare a tutti i costi, ha come regola fondamentale la promozione di tutte le persone; non soltanto quelle che sono più forti o più capaci, ma anche quelle più fragili e indifese, perché nessuno si perda.
Anche questo percorso incarna la tenerezza che Dio per ciascuno di noi e realizza la logica nuova delle Beatitudini.