Rubrica de Il Sole 24ore “Abitare le parole”
Scoperta. Pur conservando il fondamentale significato che deriva dalla sua etimologia, questa parola si rivela portatrice di sorprendenti sfumature, a seconda dell’ambito nel quale viene utilizzata e delle forme che essa assume.
Discooperire è il verbo latino dal quale deriva l’italiano “scoprire” e il sostantivo “scoperta”. Contribuiscono alla sua composizione la particella dis – che può indicare, a seconda dei contesti, divisione, distinzione, separazione, pienezza o negazione – e il verbo com (cum)-operire, col significato di coprire. Sicché, letteralmente, discooperire vuol dire togliere a una cosa ciò che la copre, la nasconde.
L’atto del discooperire, e quindi la scoperta, permette di conoscere ciò di cui si era all’oscuro o che non si sospettava. Non è semplice ampliamento di conoscenza. È invece l’atto col quale il velo, metaforico o reale dell’ignoto, viene alzato davanti allo scopritore, che si trova improvvisamente di fronte a una realtà nuova. Tanto da fargli acquisire uno sguardo diverso e da offrirgli una chiave di lettura inaspettata.
Non è poi raro che, a fronte di una scoperta, si sviluppi una forte sensazione di sorpresa, che esplode! Come nel fatidico grido: “Terra! Terra!” di Rodrigo di Triana, il marinaio al seguito di Colombo, che per primo avvistò l’isola di San Salvador, il 12 ottobre 1492.
Ciò che prima era sconosciuto allo scopritore, diventa un capitolo nuovo della sua vita. Facendo della scoperta qualcosa di più e di diverso rispetto a una seppur vivace esperienza di apprendimento infantile. Come nel viaggiare, che più di ogni altro vissuto mostra tutta la ricchezza e i rischi della scoperta, questa esige disponibilità a lasciarsi sorprendere e, quando è richiesto, a fermarsi, a rallentare il passo o ad accelerarlo.
In ogni caso, perdere la voglia di scoprire piccole o grandi realtà vuol dire smettere di crescere e chiudere le porte all’impensato. Vuol dire definire in anticipo le dimensioni delle pareti nelle quali chiudersi, in attesa che l’aria in esse respirata smetta di nutrire e assicurare vitalità.
Tutt’altro orizzonte semantico si apre quando il verbo scoprire viene coniugato nella forma passiva: scoprirsi. È conservato intatto l’aspetto del rendere visibile e lasciar vedere ciò che non è percepibile di primo acchito. Scoprirsi vuol dire però molto di più. È mettere in gioco sé stessi di fronte ad altri, rivelando la propria situazione e la propria interiorità. Fatte, entrambe, di intenzioni, progetti e sentimenti. Nello stesso tempo, vuol dire esporsi, fino a mettere nelle mani di altri la parte più intima della propria vita. Accettando il rischio di rimanere indifesi e senza protezione.