Abitare le parole / Reciprocità – Rubrica de “Il Sole 24ore” – Cultura
«L’allievo Tse Kung chiese: “Esiste una parola che possa esser la norma di tutta una vita? Il maestro rispose: Questa parola è reciprocità”» (Confucio).
Dal latino recus (indietro) e procus (avanti), Reciprocità evoca movimento e necessita di collaborazione perché il movimento stesso non sia fine a se stesso e perché il dinamismo che lo caratterizza possa volgere in positivo. La reciprocità può essere esercitata a due livelli: uno materiale ed uno che si colloca su un piano più spirituale. Vi può essere reciprocità, ad esempio, nello scambio di doni: esperienza quindi di movimento e di arricchimento reciproco; o addirittura, come capita in alcune tradizioni africane, la reciprocità è l’esperienza che tiene in vita una relazione. In alcune popolazioni africane infatti la reciprocità – resa col termine Hxaro – viene così esplicitata: «… quando prendo un oggetto di valore te lo cedo. Quando tu trovi qualcosa di buono, me lo dai. Quando poi io trovo qualcos’altro di buono, te lo do, e così trascorriamo gli anni insieme».
La reciprocità non si limita allo scambio materiale, anzi questo ha senso solo grazie al valore e all’intenzione che si accompagnano al dono e solo grazie al pieno coinvolgimento dei soggetti che donano. La reciprocità esige un coinvolgimento che provoca cambiamento e … contaminazione. Il termine tedesco Gegenseitigkeit che traduce l’italiano Reciprocità arriva a contenere la necessità del cambiamento nei soggetti che vivono l’esperienza della reciprocità, tanto che il termine tedesco può essere così reso: «Io non sono più quello che ero prima di incontrare te, tu non sei più quello che eri prima di incontrare me». È l’esplicitazione più significativa di ciò che è la reciprocità. Espressione massima della reciprocità è l’amore, inteso come scambio o meglio come comunione di sentimenti e di intenti fino all’attenzione e alla cura piena e vicendevole del progetto di vita dell’altro. Nell’esperienza piena della reciprocità, la vita dell’altro mi interessa e permette di dar vita a situazioni inedite: da soli siamo un filo, insieme diventiamo tessuto. Il filo non copre, non scalda, il tessuto sì. Tra la definizione materiale e quella spirituale della reciprocità trova spazio la reciprocità come atto di fede. È quello che capita quando non si chiedono e non si offrono garanzie per quello che ci si scambia: doni materiali o valori.
Nella reciprocità-atto di fede non importa quello che si guadagna mentre si dona. Se dovessi scegliere un’immagine della reciprocità piena sceglierei quella biblica della Trinità. «Se il nostro Dio non fosse Trinità, vale a dire incontro, relazione, comunione e dono reciproco, sarebbe un Dio da delusione, assente e distratto. Ma Dio è estasi, cioè un uscire-da-sé in cerca d’oggetti d’amore» ( E. Ronchi) (testo completo)