Rubrica de “Il Sole 24ore” Abitare le parole / Progetto – L’affermarsi di strumenti di politica sociale, in questi ultimi anni, ha contribuito a implementare la prassi di lavorare per progetti. Col crescere, poi, del bisogno di sentirsi protagonisti in un mondo in continuo movimento è anche cresciuta l’esigenza di trasferire nella propria vita l’esigenza di progettualità. Con una aspettativa precisa: vivere in pienezza e con consapevolezza perché, come scrive Irvin D. Yalom, “Non impossessarsi del progetto della propria vita significa fare della propria esistenza un accidente”.
Sia nella progettualità richiesta dalle recenti politiche sociali sia in quella che riguarda la vita di ognuno di noi, l’etimologia della parola “progetto” risulta illuminante. Essa deriva dal latino proiectus, participio passato di pro-iectare, forma intensiva di proĭcere, verbo che allude all’azione del “gettare in avanti qualcosa”. È in gioco un movimento, non solo fisico. L’azione del pro-gettare esige, in ogni caso, una sequenza di attività vincolate dal tempo, dalle risorse, dai risultati desiderati. Per tutto questo, la parola progetto dice di per sé sguardo sul futuro, apertura al cambiamento e alla trasformazione e, soprattutto, voglia di scommettere e camminare verso nuovi traguardi. Assieme agli altri. Ne è consapevole R. Zero quando canta: “Solo insieme a te/Stando accanto a te/Il progetto tornerà… magnifico com’è”.
L’importanza del pro-gettare non deve impedire di mettere in conto la possibilità di provare l’amarezza della sconfitta nel non vedere realizzati, nell’immediato, gli obiettivi del progetto intrapreso. A modo suo e con realismo, un proverbio yiddish ci ricorda che “Gli uomini fanno progetti e gli dèi sorridono”. Quasi a dire che, come ricorda John Lennon, la vita non si lascia imbrigliare e non esaurisce tutte le sue potenzialità in progetti, anche se tecnicamente perfetti. “La vita – nota infatti il cantante e musicista inglese – è quello che ti accade mentre sei occupato a fare altri progetti”.
Il progetto, di qualsiasi natura, è “un gettare in avanti” per dare un senso nuovo a ciò che si ha e si è, per ottenere ciò che non si ha e per essere quello che ancora non si è. È vero! Senza progetto e senza voglia di osare e di andare oltre, la vita procederà per impulsi più o meno occasionali, rinunzierà a dare sapore e luce alla nostra quotidianità. Giacché la vita non è una pagina già scritta. È piuttosto un viaggio del quale bisogna imparare a godere ogni tappa, dando un senso a tutto ciò che porta verso la meta. In questa cornice, il progetto smette di essere arida e passiva programmazione per divenire risposta attiva e uscita decisa dall’anonimato.
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