Presente

Rubrica de Il Sole 24ore “Abitare le parole”

Quanta distanza – sul presente e sulla sua percezione – tra la teoria fisica della relatività, l’arte, la filosofia e la letteratura!
Per la fisica, non può esistere un “adesso” universale, dal momento che la simultaneità tra gli eventi è relativa al moto di chi li osserva. Il ruolo imprescindibile, invece, del presente nell’arte, nella filosofia e nella letteratura, lo troviamo sintetizzato nei versi di Alda Merini. Quelli finali della poesia Ricordi: «Devo liberarmi del tempo / e vivere il presente giacché non esiste altro tempo / che questo meraviglioso istante».
Può rendere meraviglioso il presente solo la capacità di tenere a bada la paralisi derivante da esperienze passate o la paura del futuro. La disputa sul presente ha visto opporsi il Seneca del trattato Sulla brevità della vita e delle lettere Ad Lucilium, e il Carpe diem della tradizione classica, in particolare di quella epicurea.
Del filo narrativo che racconta la nostra vita fanno parte tutt’e tre le dimensioni del tempo: passato, presente e futuro. Ma nel senso che ad esse dava Sant’Agostino: «Forse sarebbe esatto dire che i tempi sono tre: presente del passato, presente del presente, presente del futuro. Queste tre specie di tempi esistono in qualche modo nell’animo e non le vedo altrove: il presente del passato è la memoria, il presente del presente la visione, il presente del futuro l’attesa» (Confessioni, cap. XI).
Il passato, assieme alla memoria emotiva che ce lo ripropone e alla speranza nel futuro, rende generativo il presente. Ma solo se si è sempre pronti a ricominciare perché si ama la vita. Anche quando questa assomiglia tanto a un’irta salita. L’oraziano Carpe diem (Odi 1, 11, 8), allora, diventa un atteggiamento spirituale molto alto. Il cui unico significato è: prendi il tuo presente e riempilo di senso. È l’unico tempo a tua disposizione, è un momento di opportunità, la sola possibilità che ti è data per non trascorrere le tue giornate tra sterili rimpianti e inutili rimorsi.
Vivere di ricordi, diceva Alda Merini, equivale a vivere in una sorta di prigione mentale, che rende impossibile apprezzare il presente. Ecco allora la necessità di far interagire con equilibrio dentro di noi le tre dimensioni del tempo. È la strada che può restituire alle nostre giornate il fascino dell’esistenza, anche di quella inevitabilmente complicata.
Dal passato possiamo imparare, ma il passato non può essere cambiato. Può essere tutt’al più rielaborato. Il presente, invece, può essere attivamente modificato. Quando si è capaci di riservare congruo spazio al desiderio e di coltivare la capacità di visione, il presente si pone al servizio del futuro.

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