Parità

Rubrica de Il Sole 24ore “Abitare le parole”

Non è facile imbattersi nella parola parità senza vederla accompagnata da qualche genitivo determinativo: di genere, di diritti, di retribuzione, di trattamento ecc.
Eppure, esplorare il campo semantico del termine parità senza alcuna determinazione contribuisce a evitare usi impropri di esso, e a definirne la differenza rispetto a sinonimi che sarebbe bene usare con circospezione o evitare del tutto.
Prendiamo l’accostamento che viene spesso fatto tra parità e un concetto semplificato di uguaglianza. Niente di più improprio. Soprattutto se si continuano a coltivare progetti di comunità di uguali, nel senso di omogenei. Invocare e voler perseguire questo tipo di uguaglianza senza prevedere esplicitamente il pieno rispetto della pluralità dei valori, è frutto di ideologia. La stessa che, per certi versi, ha generato e genera ancora vere e proprie guerre di aggressione. Per… esportare valori e nel tentativo di omologare stili di vita e modelli di gestione sociopolitica. Non solo. Ma colorando il tutto di enfasi, ed ergendo alcuni valori a emblema di civiltà a danno di altri. E ignorando ciò di cui si nutre la parità: pluralità di valori, di orizzonti, di aspettative e anche di sogni, che rendono la vita individuale e quella collettiva davvero ricca.
§La parità così intesa non la si raggiunge attraverso imposizioni o sostituzione di valori né tanto meno attraverso imitazione o assimilazione. Essa è invece frutto di azioni positive che portano a riconoscere il senso e il valore dell’altro e dell’intera sua storia.
Un esempio semplice: il concetto di parità applicato alle monete. La parità monetaria non è data dal loro essere materialmente o fisicamente uguali, quanto dal valore intrinseco di ciascuna di esse. Nel senso che la forza della parità sta nel riconoscimento del valore dell’altro. Facile allora capire che la parità tra persone non è una benevola concessione fatta da qualcuno a qualcun altro.
Quella della parità è una cultura, che esige scelte precise e formazione adeguata. Evitando la contraddizione messa in atto dall’Illuminismo. Questi, da una parte, ha riconosciuto l’uguaglianza di tutte le persone; dall’altra, ha favorito una differenziazione tra di loro, basata, ad esempio, sui sessi. Una differenziazione divenuta di fatto discriminazione. Posta alla base, tra l’altro, della esclusione delle donne dalla partecipazione piena alla vita pubblica. Finché non si è acquisita la consapevolezza che la parità dei diritti si basa unicamente sull’accettazione delle differenze.
Il caposaldo della cultura paritaria? Custodire il pieno e inalienabile diritto di essere differenti, altrimenti si perde il diritto di essere pienamente persone.

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