In un’intervista il vescovo fa il punto sui fondi vaticani dopo il caso dell’affare immobiliare di Sloane Avenue a Londra
Non risponde al vero che il fondo di riserva a disposizione del Papa sia stato saccheggiato. Le perdite per l’affare immobiliare di Sloane Avenue oscillano, «secondo stime indipendenti», fra un minimo di 66 e un massimo di 150 milioni di sterline (73 e 166 milioni di euro rispettivamente), ma non hanno avuto ricadute sull’Obolo di San Pietro, bensì sul fondo di riserva della Segreteria di Stato.
Ma soprattutto, da un lato l’immobile conserva il suo valore, anzi probabilmente lo ha incrementato, dall’altro – particolare finora poco noto – ormai per quell’affare il debito è stato riportato all’interno della Santa Sede, che si è liberata così di interessi su mutui contratti con le banche «particolarmente esosi».
Lo afferma in questa intervista esclusiva ad Avvenire il vescovo Nunzio Galantino, presidente dell’Apsa (Amministrazione del patrimonio della Sede Apostolica). Il quale ragiona anche sulla destinazione dell’Obolo («un modo per partecipare alla missione universale del Papa»), sull’opportunità di investimenti fatti con lo spirito del buon padre di famiglia e sulle riforme volute dal Papa: «Si è avviato un lavoro di squadra votato all’efficienza e alla trasparenza che sta dando frutti».