Movimento

Rubrica de “Il Sole 24ore” Abitare le parole

Πάντα ῥεῖ (Tutto scorre). Così uno degli allievi di Eraclito ha sintetizzato il pensiero del filosofo di Efeso (VI – V sec. a.C.). Ed è la prima espressione che viene in mente quando si parla di movimento, assieme alla nota esplicitazione, di Eraclito: «Non si può discendere due volte nel medesimo fiume e non si può toccare due volte una sostanza mortale nel medesimo stato, ma a causa dell’impetuosità e della velocità del mutamento essa si disperde e si raccoglie, viene e va».
La concezione eraclitea pervade in maniera evidente sia il Cratilo di Platone sia le opere del suo allievo Aristotele. Nel dialogo platonico, il termine Φορá, oltre a significare movimento, esprime anche il tendere verso la conoscenza e verso il bene (436e). Tant’è che, poco prima (421 B4), nel corso dello stesso dialogo, Socrate considera la menzogna (ψεῦδος) come il contrario della Φορá e definisce “male” tutto ciò che impedisce di muoversi verso il bene.
Al quadro semantico della parola movimento presente nella filosofia greca va aggiunta la «teoria generale del movimento», nella quale Friedrich Engels considera il movimento come chiave di lettura fondamentale tanto dei fenomeni sociali quanto di quelli naturali (Dialettica della natura).
Poche note, ma sufficienti per farci passare da una concezione del movimento inteso come traslocazione fisica a una visione metaforica del movimento, che riguarda sia le scelte di vita personali sia le scelte e le attività sociali. Qui, la parola movimento finisce per essere molto vicina a passione, coraggio, voglia di progredire e impegno a trasformare sogni e desideri in realtà. Tutte azioni che, pur non escludendole, non richiedono necessariamente spostamenti fisici. Esigono invece forte carica emotiva, grande consapevolezza e ben radicate motivazioni.
Non è un caso che “movimenti” vengano chiamate le formazioni sociali che, sostenute da chiare motivazioni, finalizzano le loro energie al raggiungimento di scopi bene identificati. E, a proposito di motivazioni, è il caso di notare che i termini “motivazione” e “movimento” derivano entrambi dal latino motus, che indica la spinta o tensione verso qualcosa di desiderato. Quasi a dirci che quando nella vita mancano motivazioni forti, manca anche il movimento, inteso come desiderio di mettersi in gioco e di spendersi per cambiare la propria condizione fisica, spirituale o sociale. Quando invece le motivazioni sono presenti, il movimento si arricchisce di forme e significati diversi. Diviene linguaggio che permette al soggetto di entrare in relazione, di rivelare la propria voglia di cambiamento e di manifestare sentimenti ed emozioni.
È la stessa ricchezza del movimento reso intensamente da Gian Lorenzo Bernini e da Giacomo Balla. Il primo, privilegiando le linee diagonali nello straordinario gruppo scultoreo Il ratto di Proserpina (1621-22), il pittore torinese rappresentando il movimento all’interno della ricerca futurista, nel suo olio su tela del 1912, La ragazza che corre sul balcone.

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