Mistica

Rubrica de Il Sole 24ore “Abitare le parole”

Mistica. Parola quasi istintivamente collocata tra quelle marginali, rispetto al vocabolario della quotidianità. Non è immediato percepirne la congruità rispetto ai ritmi e alle logiche del vivere concreto. La mistica, infatti, è per lo più fraintesa come una pratica riservata a chi, piuttosto che i crocicchi impolverati o affollati delle strade delle nostre città, sceglie di attraversare silenziosi corridoi di monasteri o luoghi comunque destinati alla meditazione e alla preghiera.
Questo approccio non appartiene solo a quella parte di società che, con un reset antropologico, ha deciso di eliminare qualsiasi riferimento al sacro. Lo si incontra anche in circoli religiosi. Specie in quelli nei quali la religiosità è ridotta a pratiche da sbrigare. E in quelli nei quali la bellezza della vita è mortificata e la sua dimensione creativa soffocata da una serie di sensi vietati e sensi obbligati.
L’esperienza mistica ha bisogno di libertà interiore per esistere, e porta frutto solo in un clima di relazioni forti e totalizzanti. È questo – ha detto in un’intervista M. de Certeau – che rende i mistici «fastidiosi, importuni, eppure indispensabili, perché ci rinviano verso l’Altro». E, ancora l’antropologo e teologo francese: «Il mistico è sempre alla frontiera, sul crinale tra sacro e profano, spirituale e materiale» (Jesus, giugno 2024).
Può sembrare un paradosso, questo. E forse lo è! Almeno per chi continua a pensare che la parola “mistica” dica, di per sé, distacco e isolamento. E non faccia invece riferimento a quella irrinunciabile carica positiva che si esprime, in chi vive l’esperienza mistica, come disponibilità ad accogliere nella propria vita un dono e, a sua volta, a trasformare in dono la propria vita.
C’è un passaggio, del libro dell’Apocalisse, nel quale mi sembra di poter trovare ciò che è l’esperienza mistica: «Ecco io sto alla porta e busso. Se uno sente la mia voce e mi apre la porta, io verrò da lui e cenerò con lui, ed egli con me» (3,20). La mistica è incontro che coinvolge profondamente la persona, tanto da condizionarne in modo positivo tutte le scelte. Non solo in ambito religioso. C’è spazio – tanto – anche per una mistica laica.
In nessun caso, l’esperienza mistica esclude l’amore per altri esseri e per altre realtà. Lo ospita e lo alimenta. Perché ciò che ne garantisce la qualità è l’apertura, l’attesa e l’ascolto. Di Dio, per chi crede. O di valori ritenuti degni di essere coltivati, per tutti.
È questa la vera alternativa all’idolatria dell’utile e dell’efficiente ad ogni costo. E, forse, è proprio questo che rende difficile la vita alla parola “mistica”.

Book your tickets