“Il modo migliore per ripensare al Convegno di Firenze e per dargli attuazione concreta è farlo alla luce del trinomio che voi stessi, riprendendo il discorso del Papa, avete posto a tema. Umiltà, disinteresse e beatitudine: sono i tre atteggiamenti che hanno segnato la vita di Gesù e che tracciano il percorso che siamo chiamati a seguire, in fedeltà al mandato cristiano e al pressante invito di Papa Francesco”.
Lo ha detto, ieri sera, monsignor Nunzio Galantino, segretario generale della Cei, intervenendo in un incontro sul dopo Firenze, promosso dal Centro San Lodovico, con il vicariato del Valdarno Aretino della diocesi di Fiesole e l’Azione Cattolica diocesana, alla Collegiata di San Lorenzo a Montevarchi.
“Umiltà, disinteresse e beatitudine: tre virtù che motivano e sulle quali poggia quello spirito missionario e di servizio, che deve essere proprio del credente e della comunità cristiana. Il Papa ci invita a fornirci di questo biglietto da visita; l’unico col quale possiamo stare nel mondo e col quale possiamo giustificare la nostra presenza nel mondo e con il quale possiamo presentarci al mondo se vogliamo contribuire a rinnovarlo e a salvarlo, aspirando nel contempo a salvare noi stessi”, ha affermato il presule. L’umiltà è “cifra del vivere cristiano chiave per la realizzazione dell’esistenza di ogni uomo, che vuole portare a pienezza il messaggio evangelico”. “Per essere operatori di pace – ha aggiunto Galantino -serve l’umiltà, senza la quale finiscono per prevalere le logiche autoreferenziali propagandate nel nostro mondo; per essere miti serve ancora l’umiltà, in una società che – mossa dalla fretta e dalla frenesia di chi equipara il tempo al denaro, e considera il denaro la prima condizione per una vita felice – spinge all’aggressività, cioè al contrario della mitezza e dell’umiltà”.