Ritrovarsi davanti qualche centinaio di giovani e parlare con loro di coraggio, di legalità, di giustizia e di responsabilità mi ha fatto dimenticare per un po’l’amarezza provata nel sentir parlare e leggere, invece, di violenza gratuita consumata da ragazzi ai danni di altri ragazzi.
Mentre incontravo i giovani studenti di Campobasso mi chiedevo: ma i giovani e i ragazzi chi sono? Sono quelli che mostrano tanto interesse per capire quanto senso possa avere ancora spendersi con coraggio e nella legalità o sono quelli che trovano divertente bruciare il bivacco di un clochard? I giovani/ragazzi di oggi sono quelli che hanno voglia di capire perché una legalità che non si accompagna al senso di giustizia resta una legalità ambigua oppure giovani di oggi sono quelli che si accordano per accerchiare, in tutti i sensi, un loro coetaneo – meglio se con qualche difficoltà di troppo – e divertirsi umiliandolo o riducendolo addirittura in fin di vita?
Mi piacerebbe avere una risposta capace di far chiarezza e di orientare me stesso in questi dilemmi. Ma non ne ho. Soprattutto perché ragazzi e giovani per me sono gli uni e gli altri. Continuo a credere che in ognuno di essi c’è voglia di capire e di stare al mondo in maniera consapevole. Ma ognuno di essi deve fare anche i conti con la tendenza malata a prevaricare sugli altri. Soprattutto quando gli altri, col loro comportamento o con la loro fragilità, mettono in crisi sicurezze acquisite o arroganze ereditate. (testo completo)
Il Sole 24 Ore – Editoriali e commenti – 20 gennaio 2018, pag. 6