È una “sfida” sempre interessante quella che mi capita di ingaggiare con gli operatori della comunicazione. Al di là e accanto all’oggetto specifico o alla modalità – ad esempio, una conferenza stampa – è interessante osservare le dinamiche che si sviluppano nell’incontro con i professionisti della comunicazione.
Come consuetudine, dopo il Consiglio episcopale permanente – i giornalisti amano chiamarlo “parlamentino dei Vescovi” – li ho incontrati.
Senza alcuna loro responsabilità, ma quasi sempre ossessionati dal tempo: una manciata di secondi per un servizio da registrare possibilmente prima della conferenza stampa; bisogna essere pronti infatti per la messa in onda, lasciando al suo destino chi pensava di poter dialogare più a lungo con loro per informare, motivare e condividere. E poi c’è l’indomita minoranza di quanti scrivono e parlano di persone che probabilmente non hanno mai incrociato e con le quali non hanno mai scambiato una parola. Da questi ultimi ci si può aspettare di tutto. Loro scrivono e parlano… a prescindere. Sono tristi portatori d’acqua a mulini che spesso macinano semi avvelenati o comunque indigesti. … (testo completo)
Il Sole 24 Ore – Editoriali e commenti – 3 febbraio 2018, pag. 6