Intesa

Rubrica de Il Sole 24ore “Abitare le parole”

Il prefisso in (dentro, verso) e il verbo latino tendere, con lo stesso significato che ha in italiano, costituiscono la base etimologica della parola intesa. Sicché, eccetto l’uso che ne vien fatto in ambito burocratico o di alleanze politiche, l’intesa è la sintonia tra due o più persone che, pur partendo da punti diversi e situazioni differenti, si ritrovano a guardare – tendere, appunto – nella stessa direzione. Desiderose di integrarsi, mettendo in comune quanto ciascuna sa di essere e di avere.
È possibile sperimentare una complementarità di vedute e una comunanza nel sentire. In questo caso, l’intesa diventa affiatamento e, nello stesso tempo, desiderio di donarsi reciprocamente tutto ciò che contribuisce alla crescita reciproca.
L’intesa nasce e riceve il suo senso all’interno di un bisogno: il contatto umano e, al suo interno, l’aspirazione a condividere attese e prospettive. Sono davvero labili i confini tra intesa e intimità, nelle loro varie espressioni: emotiva, intellettiva e anche fisica. Coltivare intese e relazioni sane è fonte di crescita e di benessere.
Ma non è sempre così facile! Talvolta le dinamiche che caratterizzano la cultura prevalente, e in essa la comunicazione, le rendono pressoché impossibili. La pensa così L. Pirandello che, nel suo ultimo romanzo Uno, nessuno e centomila, si rivolge direttamente ai lettori attraverso il protagonista Vitangelo Moscarda, vero e proprio suo alter ego. E, nel II libro, così si esprime: «Ma il guaio è che voi, caro, non saprete mai, né io vi potrò mai comunicare come si traduca in me quello che voi mi dite […]. Ma che colpa abbiamo, io e voi, se le parole, per sé, sono vuote? Vuote, caro mio. E voi le riempite del senso vostro, nel dirmele; e io nell’accoglierle, inevitabilmente, le riempio del senso mio. Abbiamo creduto d’intenderci; non ci siamo intesi affatto».
A salvarci dal pessimismo, non solo pirandelliano, provvedono figure autorevoli e, soprattutto, l’esperienza di chi si oppone a una concezione consumistica dei rapporti e non smette di credere alla possibilità di stili di vita e di relazioni che pure contano sulla ragione e sul cuore.
Nelle neuroscienze e nelle scienze comportamentali si è fatto strada un linguaggio che traduce alcuni aspetti dell’intesa con l’espressione “chimica dell’attrazione”. Un tentativo per spiegare il misterioso e istintivo modo in cui due persone possono essere attratte l’una dall’altra in maniera quasi inspiegabile e ineludibile. Praticando una forma di interdipendenza positiva, se vissuta in equilibrio tra la realizzazione di sé e la realizzazione con l’altro.

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