«Non necessariamente la grande animazione che arricchisce e movimenta il presepe tradizionale ripropone il clima nel quale si è svolto realmente l’evento che celebriamo a Natale. Chissà quanti – a parte quello che ci tramandano i racconti più o meno apocrifi – si saranno accorti di quello che stava accadendo nella periferia di un piccolo borgo, anch’esso periferico rispetto ai centri abitati che contavano a quei tempi.
Eppure non mi rassegno al pensiero che un evento che è stato inizio di una storia nuova sia passato sotto silenzio o comunque che non abbia provocato reazioni. Ho voluto per questo aggirarmi con l’immaginazione – ma non troppo – un po’ lontano dalla grotta di Betlemme prima di tornare nei suoi paraggi. L’ho fatto cercando di osservare più quello che succedeva intorno alla grotta di Betlemme che quello che stavano vivendo al suo interno i tre personaggi. Quello che è successo lì dentro infatti interpella esclusivamente la fede di chi ce l’ha. Intorno a quella grotta invece c’è una vita, vi sono degli atteggiamenti, si fanno strada sentimenti che non sono tanto lontani dalla vita, dagli atteggiamenti e dai sentimenti che ancora oggi siamo in grado di mettere in campo davanti a eventi particolari. … (testo completo)
Fonte: Il Sole 24 ore – web – 24 dicembre 2016