Pontificia Facoltà Teologica dell’Italia Meridionale (Napoli) – Sono particolarmente contento di mettere in comune con voi qualche riflessione circa “il senso e il percorso” del Convegno ecclesiale nazionale che si svolgerà nel prossimo novembre a Firenze. È inutile dirvi che qui mi sento a casa. Trentasei anni trascorsi qui, sono davvero tanti! E lo sono ancora di più quado, com’è capitato a me, questo luogo non è stato vissuto come “posto di lavoro”. Qui mi sono formato e qui ho incontrato persone che hanno segnato fortemente la mia vita di uomo e di prete. Mi sento quindi a casa e, quando uno parte da casa per maturare e condividere alcune riflessioni, ha buone speranze di poter andare lontano e soprattutto ha buone probabilità di non perdersi.
Ho visto, questo mio intervento, collocato all’interno di un ciclo di tre appuntamenti, che prevedono – oltre a quanto dirò io questa sera – la presenza di altri esperti qualificati, chiamati a soffermarsi su due importanti snodi di maturazione dell’«umano»: la famiglia – luogo in cui si sviluppano relazioni strutturanti la persona e la società – e la Bibbia, con il contributo che può offrire come fattore di umanizzazione.
Su questo sfondo e per restare nel tema affidatomi, intendo articolare quanto sto per dirvi essenzialmente in tre punti: innanzitutto, un breve excursus di cosa sono stati i Convegni della Chiesa italiana a partire dal Concilio; quindi, l’originalità – la “pretesa”, se vogliamo – di Firenze; le cinque vie sulle quali camminare, non solo in vista di questo appuntamento, ma per quella riforma della Chiesa a cui Papa Francesco non si stanca di provocarci e che trova nell’Esortazione apostolica Evangelii gaudium la sua magna charta. …