Alcuni ricorderanno una pellicola, uscita nelle sale alcuni anni fa: “Il villaggio di Cartone” di Ermanno Olmi. Potrebbe ancora oggi aiutarci a comprendere meglio il modo di fare e di parlare di alcuni uomini e di alcune istituzioni. Ricordo che nel mondo cattolico alcuni hanno criticato, anche aspramente, il film di Olmi. Altri invece lo hanno applaudito. L’obiettivo puntato su un vecchio prete, che mantiene la sua forte anima di credente, è la metafora di una realtà dei nostri giorni che mette i benpensanti con le spalle al muro e vittime consapevoli di vecchi e nuovi populismi.
Nella chiesa spogliata degli arredi sacri perché ormai non ci sono più fedeli a frequentarla, il ministro di Dio, reso fragile dalla vecchiaia e dalla malattia, si guarda intorno con gli occhi stupiti e disarmanti di un bambino. Ora che è rimasto solo, quasi fosse un disoccupato messo in mobilità, si rivolge alle panche vuote davanti all’altare ponendo una domanda che molti pensano e non hanno l’ardire di proferire ad alta voce: «Ma dove siete andati? A cosa serve una chiesa senza fedeli?», pensando ai parrocchiani che nel passato avevano reso viva quella chiesa. Ma nella notte, dal portoncino della sagrestia arriva un gruppo di immigrati clandestini, mentre fasci di luce ed elicotteri scandagliano il buio. …. (testo completo)
Il Sole 24 Ore – Editoriali e commenti – 27 maggio 2017 – pag. 16