Rubrica de “Il Sole 24ore” Abitare le parole
“Una mente senza emozioni non è affatto una mente, è solo un’anima di ghiaccio: una creatura fredda, inerte, priva di desideri, di paure, di affanni, di dolori o di piaceri”.
Gli studi del neuroscienziato statunitense J. LeDoux, cui appartiene questa espressione, non sono gli unici a sostenere l’importanza di coltivare emozioni nella propria vita, considerandole alleate e non nemiche o concorrenti della ragione. In quanto reazioni affettive a certi stimoli, esterni o interni, ogni persona può riconoscerle, rappresentarle e valorizzarle come formidabile risorsa nella propria crescita e nella propria vita di relazioni.
“Fui condotta nella stanza praticamente senza alcun preavviso – scrive Maria von Wedemeyer, fidanzata di Bonhoeffer – e Dietrich fu visibilmente scosso… le sue emozioni si manifestarono solo attraverso la forza con cui mi prese la mano”. Dove vi sono sentimenti, di solito, vi sono emozioni e gesti che danno loro concretezza. In questo caso, l’amore, la sorpresa e la mano stretta con forza. Una sequenza di sentimenti, emozioni e gesti che spesso riusciamo, a fatica, a tenere separati, nonostante tra sentimenti ed emozioni vi siano differenze di durata, intensità e livello di elaborazione.
Non esiste vita piena senza emozioni. Né senza quelle primarie o fondamentali né senza le emozioni secondarie o complesse, frutto della diversa combinazione delle emozioni primarie. Emozioni primarie sono la gioia, la rabbia, la paura, la tristezza, la sorpresa e il disgusto. Allegria, invidia, vergogna, ansia, rassegnazione, gelosia, speranza, perdono, offesa, nostalgia, rimorso e delusione, sono emozioni secondarie.
In quanto processi interiori e non mere reazioni fisiologiche a sollecitazioni ambientali, le emozioni sono in grado di attivare risorse personali sui diversi versanti: fisico, sociale e psicologico. Non solo. Ma, è accertato che nel substrato neurofisiologico rimane traccia stabile di emozioni, al confine tra virtù e vizi; e che quanto più si coltivano emozioni positive, più si combattono quelle opposte, dando colore e calore alle nostre relazioni e ai nostri progetti. L’assenza di emozioni spinge inesorabilmente verso l’apatia, fa venir meno ogni prospettiva sul futuro e spegne ogni attesa di crescita.
Soprattutto in un clima caratterizzato dal molteplice e dal diverso, un processo formativo, per essere efficace, deve includere la dimensione emozionale, capace di creare relazioni costruttive e ponte ideale per far transitare contenuti significativi e progettualità condivise. Il dinamismo che caratterizza le emozioni, è iscritto già in una delle principali derivazioni etimologiche della parola emozione, secondo la quale essa deriverebbe da emotus, participio del verbo latino emovère – composto da ex (fuori) e movère (muovere), col significato di portare fuori, smuovere e, in senso più lato, scuotere, agitare. Fino a far sì che le emozioni accompagnino lo sviluppo di vite vissute con entusiasmo e segnate da relazioni significative. Se è vero che “i colori più intensi li tingono le emozioni” (S. Littleword).