La visita Monsignor Galantino tra i profughi del grande campo in Giordania.
AMMAN «La comunità internazionale avrà pensato innanzitutto alla protezione delle persone, ma ora il rischio è quello di trasformare la prima accoglienza in una sistemazione semi- definitiva, contribuendo, anche senza volerlo, a perpetuare la tragica condizione di persone private della dignità e rese in tutto dipendenti dagli aiuti esterni». Wael Suleiman, cinquantenne direttore generale di Caritas giordana, ferma la macchina davanti al cancello del campo profughi di Zaatari, nel nord della Giordania. La frontiera siriana dista una decina di chilometri. Davanti agli occhi, una distesa uniforme in cui tende e prefabbricati si confondono con la polvere del deserto. Aperto nel 2012 sotto la bandiera dell’Alto commissariato dell’Onu per i rifugiati e di altre agenzie umanitarie, ospita oltre 80mila profughi siriani. ….. (Testo completo)
Fonte: Avvenire – Primo piano – 16 ottobre 2016, pag. 9