Conversazione

Rubrica de Il Sole 24ore “Abitare le parole”

In un clima che coltiva, con risultati sempre più sorprendenti, l’attitudine globale alla tifoseria e al bisogno di schierarsi, la parola “conversazione” sembra non godere di buona salute. Soprattutto quando si capisce che essa non è sinonimo di discussione, dibattito, dialogo o disputa.
A marcare i confini semantici tra la conversazione e altre forme di comunicazione provvede già la sua derivazione etimologica (il verbo latino conversari) e le disposizioni da essa richieste.
Se la particella con rimanda subito allo stare insieme, il verbo versari (letteralmente, girare intorno), unito alla particella con, può essere reso con “Vivere/abitare in compagnia di altri” o anche “Ritrovarsi con altri”.
«Queste approssimazioni di significato chiariscono subito una questione: «nella conversazione la finalità è cooperativa; tutte le parti che vi intervengono hanno da guadagnarci… Con un’altra immagine potremmo dire che si riversano tutte nello stesso flusso» ( J. A. Guerrero Alves – O. Martìn lòpez, La conversazione nello Spirito).
Dall’etimologia della parola conversazione e dai significati che ne derivano, scaturiscono conseguenze che esplicitano il dinamismo che accompagna questo termine, e il profondo influsso che essa può avere nella vita. In quella civica, sociale e spirituale.
A differenza del dibattito, della disputa e dello stesso dialogo, la conversazione è un metodo. E come tale va coltivato e praticato nella maniera giusta. A cominciare dagli obiettivi che si propone. La conversazione mira – se la parola non fosse inflazionata – a creare quella che Aristotele, nell’ Etica Nicomachea, chiama φιλία, amicizia (VIII, 1155°, 1-15). Termine che, nell’uso aristotelico, è molto più ampio del nostro, e include sia le amicizie nel nostro senso, sia gli affetti familiari, sia i rapporti tra partners commerciali.
La mancanza di conversazione nella vita civica e la perdita degli spazi tradizionali che la facilitano ci consegnano, in alternativa, una litigiosità spesso programmata. Con protagonisti sempre meno capaci di ascolto e soggetti compiaciuti di una polarizzazione, che miete inevitabilmente vittime. La prima delle quali è la ricerca della verità. Sostituita da strategie comunicative tanto raffinate quanto volgari, che mirano solo ad aggiudicarsi e gestire il potere. Impedendo lo schiudersi di nuovi orizzonti, la scoperta di nuove passioni e la possibilità di guardare nella stessa direzione per intrecciare la nostra con altre esistenze. Possibile solo grazie a una conversazione libera dai tranelli della retorica, frutto dell’equilibrio tra leggerezza e profondità, fondata sulla reciprocità e sulla considerazione degli altri.

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