Rubrica de “Il Sole 24ore” Abitare le parole / Contaminazione – Di etimologia incerta, alcuni studiosi fanno derivare il termine contaminazione da cum e un antico verbo latino tàmino, con l’accezione negativa di sporcare o insozzare. Per secoli, la contaminazione è stata considerata una “disgrazia” che viene dall’esterno, un danno da evitare e da contrastare per preservare l’esistente; sia essa una famiglia, una comunità, un territorio o un corpo. La contaminazione infatti può rompere gli equilibri familiari, ridurre il benessere di una comunità, danneggiare l’ecosistema di un territorio, nuocere seriamente alla salute della persona. Certo, quando questa interpretazione negativa diventa prevalente, se non esclusiva si rendono difficili altre pur legittime interpretazioni del termine contaminazione. Come quella di E. Crialese, che afferma: «Mi piacciono le contaminazioni, termine che però spesso viene usato in accezione negativa. Credo sia molto importante per la razza umana mischiare i contorni, altrimenti rischiamo di diventare delle celle. Contaminandoci, lo sguardo diventa più genuino: andare via da casa dà una nuova visione anche nel ritorno». Una evidente apertura di credito, quella del regista e sceneggiatore italiano.
Essa spinge oltre l’accezione comune del contaminare e invita a guardare alla contaminazione come al processo del «porre in contatto» e «mescolare con elementi eterogenei». Quella stessa eterogeneità che è uno degli elementi cardine dei più vivaci percorsi culturali e che hanno un nobile precedente in Eschilo.
Il tragediografo greco infatti operò una vera e propria contaminazione introducendo nelle sue opere il coturno, sandalo di fatto appartenente alla tradizione romana. Una lettura meno preconcetta e ideologica permette di scoprire il senso positivo della contaminazione, che evoca anche fusione, incrocio, incontro, integrazione. Dalla fusione fra due elementi chimici, dall’incontro fra due culture, da un mescolamento di generi artistici, possono nascere e sono nate reazioni chimiche nuove e necessarie allo sviluppo del genere umano; possono originare e sono originati meccanismi di accrescimento della conoscenza; possono generare e sono nati di fatto generi artistici come il teatro o ancora piatti culinari prima inesistenti. E che dire della contaminazione, cioè dall’incontro tra persone e storie diverse?
Nelle dinamiche politiche e sociali della contemporaneità, abitate dalla complessità e dalla globalizzazione, la contaminazione rappresenta una opportunità. Porta aperta per l’innovazione personale e sociale, strumento essenziale affinché il possesso di alcuni (non solo di beni materiali) diventi ricchezza di molti, il vantaggio di alcuni diventi riscatto per molti, il sapere di pochi diventi potere per tutti. Solo «la contaminazione tra culture crea ricchezza» (De Benedetti).