Rubrica de “Il Sole 24ore” Abitare le parole / Comunicazione – «Coloro che sfruttano di più le possibilità della vita sono quelli che lasciano la riva sicura e si appassionano alla missione di comunicare la vita agli altri» (Documento di Aparecida,360). La comunicazione quindi come missione. A partire da quella di ogni giorno: la comunicazione cioè legata al proprio ruolo e al proprio lavoro. Quella che tiene in vita relazioni, alimenta passioni e realizza progetti.
La derivazione etimologica dal verbo latino communicare – ‘cum (insieme) e munus (ufficio, compito) – aiuta a vedere nella comunicazione la dimensione di “dono” e di “compito” insita in questa parola. Chi comunica dona, si dona e si impegna. La comunicazione però è anche esposta alla corruzione. Ciò può capitare quando, nella comunicazione, si ha di mira esclusivamente il raggiungimento del successo di un prodotto (“strategie di comunicazione” o marketing), di una persona o di una idea.
Come afferma Umberto Eco, la comunicazione è un «commercio di segni» che si uniscono per comporre un significato e per trasmettere un messaggio. Ma è anche un insieme di comportamenti (verbali e non verbali) che raggiungono gli altri. Anche il silenzio comunica; comunica anche lo sguardo, il gesto di una mano che indica qualcosa o qualcuno; comunicano il sorriso, le lacrime e il movimento del corpo.
Nonostante la complessità intervenuta nel mondo della comunicazione, essa resta la strada per entrare in dialogo, trasmettere contenuti e “comunicare” se stessi. «Scambiandosi i loro pensieri, gli uomini comunicano come nei baci e gli abbracci. Chi accoglie un pensiero non riceve qualcosa, ma qualcuno» (H. Von Hofmannsthal). Ma, sostiene H. Bergson, «La comunicazione avviene quando, oltre al messaggio, passa anche un supplemento di anima». È questo che caratterizza la comunicazione vera; quella che segna l’inizio vero della relazione e del dialogo. É questo il ponte attraverso il quale transitano intenzioni autentiche, sensazioni vere, pensieri costruttivi e sentimenti coinvolgenti.
Nell’era della comunicazione social, tecnologica, digitale e senza frontiere di spazio e di tempo, è il caso di ricordare che della comunicazione efficace fa parte integrante la capacità di ascolto e della percezione dei segnali non verbali. Comunica in maniera efficace e accoglie in maniera costruttiva solo chi è educato all’ascolto. La bellezza e il mistero della pausa, la poesia del movimento di un muscolo del viso e la vivacità di uno sguardo contribuiscono, molto più di mille parole forbite e ben dette (o urlate), a “fare comunicazione”. «Possiamo avere tutti i mezzi di comunicazione del mondo, ma niente, assolutamente niente, sostituisce lo sguardo dell’essere umano» (P. Coelho).