Competizione

Rubrica de Il Sole 24ore “Abitare le parole”

Anche alla parola competizione è toccata una… brutta sorte! Nel tempo il suo significato si è allontanato radicalmente da quello che il termine aveva alle origini.
Dall’accurata analisi proposta dal danese Hans Henning Ørberg (Lingua Latina per sé illustrata) risulta che al verbo cumpetere non appartiene il significato di competizione com’è inteso comunemente oggi. A quello originario infatti si sono affiancati altri significati. Talvolta opposti, che hanno fatto della parola competizione uno dei termini particolarmente celebrati, nei diversi settori della vita pubblica.
Con questo, non si vuol dire che la competizione sia una invenzione moderna. In fondo si compete da sempre, da ben prima delle Olimpiadi dell’Antica Grecia. I cambiamenti riguardanti il campo semantico della parola competizione sono, in parte, riconducibili alle varianti intervenute nella interpretazione del verbo petere che, col prefisso cum, costituisce la base etimologica di questa parola.
Il significato principale del verbo petere è “rivolgersi, dirigersi verso”. Quando, poi, è preceduto dalla particella cum (con, assieme), petere significa andare insieme in cerca di qualcosa, convergere, domandare insieme o raggiungere insieme un obiettivo. Di conseguenza, stando all’etimologia della parola, la competizione non ha come obiettivo l’eliminazione del concorrente, bensì il compiere un percorso condiviso, dando il meglio di sé per migliorarsi e per arrivare al traguardo che, da solo, forse sarebbe stato difficilmente raggiunto. È quello che avviene quando, ad esempio, è in gioco il ripetuto tentativo di stabilire nuovi record.
Bisogna dire, tuttavia, che da subito abbiamo testimonianza di significati differenti, se non opposti, attribuiti al verbo latino petere e, di conseguenza, alla parola competizione. Un esempio lo si incontra in una locuzione latina: «Dente lupus, cornu taurus petit (il lupo assale con i denti, il toro con le corna)», si legge nelle Satire di Orazio (II, 1, 52). Qui il verbo petere e la parola competizione sono intesi come una specie di gara di sopravvivenza darwiniana, in cui vince il migliore e gli altri soccombono.
È questo purtroppo il contesto nel quale trova favorevole terreno di coltura la cosiddetta ansia da competizione. In tutti gli ambiti. Non è possibile evitarla quando la competizione, più che un confronto di merito e di qualità, si trasforma in pratica di sopraffazione, con ogni mezzo.
Singolare, infine, è la coincidenza che vede la parola competizione resa in greco antico con âthlos (competizione, gara, lotta). È lo stesso termine dal quale deriva ἀθλητής (athletés), cioè atleta, colui che compete.

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