Rubrica de “Il Sole 24ore” Abitare le parole / Clima – Come testimoniano i più accreditati dizionari etimologici, la parola clima – dal greco klìma, derivato dal verbo klìnein (inclinare, piegare) – oltre a indicare l’inclinazione della terra dall’equatore ai poli (latitudine), si è arricchita, nel tempo, di altri significati. Ne sono stati recepiti sostanzialmente due. Clima è l’insieme dei fattori che determinano le condizioni meteorologiche (temperatura, pressione atmosferica, umidità, ecc.) di una regione. Clima è il complesso delle condizioni che caratterizzano un ambiente o un periodo circoscritti. Tra gli elementi che, in questa seconda accezione, contribuiscono a definire il clima e la sua qualità vi sono la dimensione morale, spirituale, culturale, politica e la capacità diffusa di vivere relazioni rispettose. Basta pensare, a questo proposito, alla ricchezza che nasconde la parola clima quando, ad esempio, si sente dire: “voglio cambiare clima/aria”! Si capisce che, oltre o più del clima atmosferico, ad alimentare quel desiderio contribuiscono condizioni socio – politiche, culturali e relazionali. Un po’ riduttiva, e al limite del cinismo, mi sembra perciò l’affermazione di M. Twain: “Il paradiso lo preferisco per il clima, l’inferno per la compagnia”.
La qualità del clima, a parte l’inclinazione della terra, dipende in larga parte dall’uomo. È l’uomo che rende respirabile o asfissiante il clima con le sue scelte. Non a caso, come ha affermato James Hansen, durante il World Economic Forum nel gennaio 2013: “Le due sfide che definiscono questo secolo sono il superamento della povertà e la gestione dei cambiamenti climatici. Se falliamo in una, non avremo successo nell’altra. I cambiamenti climatici non gestiti distruggeranno il rapporto tra l’uomo e il pianeta”.
Non è catastrofismo a buon mercato affermare e considerare che sia in alcune aree del nostro pianeta sia in alcune pieghe della nostra vita i comportamenti e le scelte umani mettono in crisi, fino a distruggerlo, il clima atmosferico non meno di quello dei rapporti sociali, interpersonali, politici e istituzionali. Se a mettere in crisi il primo è, tra l’altro, l’eccesso di produzione di CO2, il clima di rabbia, di odio e di cinismo producono terrorismo e vandalismo, diffidenza ed esasperato egoismo.
Plaudiamo a Greta Thunberg, giovanissima attivista svedese, e riprendiamo tra le mani l’Enciclica Laudato si’. Qui, papa Francesco ricorda che gli sfregi alla natura generano disuguaglianze e alimentano ingiustizie. Il rispetto per il clima e l’ecologia fanno un tutt’uno con la solidarietà e la giustizia. È necessaria una salutare indignazione contro il “paradigma tecnocratico” che sta alla base di scelte sconsiderate che ritengono la natura, e il clima, un ammasso informe da manipolare a piacimento. Fare tutto ciò che contribuisce a preservare il clima «fa parte di una creatività generosa e dignitosa che mostra il meglio dell’essere umano» (Laudato si’, 211).
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