Civiltà

Rubrica de Il Sole 24ore “Abitare le parole”

Pur essendo da sempre presente, l’interesse per la parola civiltà è lievitato a dismisura nel 1996. Poi, in ambito socio-politico, è stato l’11 settembre 2001 a riportare, soprattutto nella coscienza di europei e statunitensi, l’attenzione sul tema delle civiltà e del loro rapporto conflittuale. Vero o presunto.
In un noto saggio del 1996 il politologo statunitense Samuel P. Huntington così scriveva: «Lo scontro di civiltà dominerà la politica mondiale. Le linee di faglia tra le civiltà saranno le linee sulle quali si consumeranno le battaglie del futuro». Sotto forma di suggerimento, Huntington invitava l’Occidente a prendere atto di essere una fra le civiltà e non la civiltà, in quanto lo scontro non sarebbe stato né ideologico né economico.
A rendere meno ovvio del previsto l’invito di Huntington, è il significato attribuito nei secoli alla parola civiltà. Derivata dal latino civilitas ed equivalente del greco politèia, essa è nata nel I secolo d.C. per indicare gli abitanti della città in quanto comunità politica. Più tardi finì per indicare, in maniera più estesa, il modo di vivere dei cittadini, più elevato rispetto agli abitanti della campagna o dei barbari. Civiltà è insomma il grado «conquistato» da chi riesce a passare da una condizione di vita «primitiva» a una più «evoluta». Così la parola comincia a includere un giudizio di valore, con tutti gli equivoci che ne derivano, primo tra tutti, l’idea di missione civilizzatrice e la conseguente politica coloniale.
Concezione accettabile e più ampia di civiltà è solo quella che liquida del tutto giudizi di valore e riferimenti a gerarchie interessate. È vera, piuttosto, secondo lo storico inglese A.J. Toynbee, l’esistenza di una «pluralità di civiltà». Costituita dalle risposte che ciascun gruppo umano è stato capace, o è capace, di dare alle sfide da affrontare in determinati periodi storici.
Sicché la civiltà di un popolo indica idee, valori e tradizioni in un particolare momento della storia. E civiltà diventa una parola-contenitore che ingloba gli aspetti culturali, politici, sociali ed etici, compreso l’insieme dei diritti umani preesistenti al cittadino e che perciò qualificano la dignità della persona.
Al di là delle differenze che, per motivi evidenti, spingono a riconoscere l’esistenza di più civiltà, l’elemento che tutte rendono palese è la necessità per ogni essere umano di allearsi con altri, e con altri definire le migliori condizioni di vita. Per cui le disuguaglianze e la negazione dei diritti umani – per esempio: accoglienza, protezione, promozione e integrazione – ovunque si consumino, sono segni di negata civiltà.

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