Fonte: Corriere della Sera – 10 settembre 2016, pag. 10 – articolo di Gian Guido Vecchi
«Penso che i cittadini siano un po’ stanchi delle schermaglie politiche che a Roma significano solo restare bloccati in una situazione di stallo rispetto ai problemi seri, alle risposte che si attendono. La gente vuole vedere i suoi amministratori impegnati, al lavoro».
Il vescovo Nunzio Galantino, segretario generale della Cei, questo pomeriggio avrà l’occasione di vedere la sindaca di Roma Virginia Raggi nella sala Nervi del Vaticano. «Ma non è una cosa organizzata per farci incontrare, l’iniziativa è prevista da prima delle elezioni, siamo stati invitati dall’Azione cattolica ragazzi perché lei come sindaco ed io come vescovo ascoltiamo domande e riflessioni dei giovani, saranno un migliaio».
Eccellenza, che cosa dirà a Raggi?
«Ma non le devo dire niente, la saluterò come gli altri! Io non devo dare patenti e non ho titoli né argomenti per dare un giudizio su Raggi e l’amministrazione. Certo, rispetto alla situazione, sono d’accordo con ciò che diceva il cardinale Parolin».
Il Segretario di Stato vaticano ha commentato: «La situazione attuale di Roma non crea quell’ambiente di serenità che permette di lavorare a favore della gente. Mi auguro si risolva in modo che l’amministrazione si metta a lavorare e affrontare i problemi dei cittadini, che a Roma sono molti».
«Confermo parola per parola. Tutti ci auguriamo che i romani e Roma abbiano quello che si attendono e si meritano, un’amministrazione che risponda ai bisogni immediati e soprattutto cominci a far sognare una città che ne ha tutte le possibilità».
Anche il direttore della Caritas romana, monsignor Feroci, diceva al «Corriere»: lasciamoli governare.
«Vede, in questo il cardinale e monsignor Feroci e io stesso diamo voce alle attese delle persone. Non è questione di collaborazione con le amministrazioni, ma di attenzione ai bisogni che emergono. I miei, del resto, non sono mai interventi di giudizio, di approvazione o condanna. Non ho alcun titolo per dare patenti di governo. Piuttosto, ho grande rispetto di chi si fa carico dell’amministrazione di una città, dal livello più alto al più basso. Ho grande rispetto delle persone che si assumono questa responsabilità soprattutto in questi tempi, nei quali le domande sono tante mentre le risorse, ahimè, non sono sufficienti. La Chiesa ha il polso della situazione».
E com’è, la situazione?
«È tragica. La Chiesa italiana, per la sua presenza capillare, avverte le urgenze della gente. E dal nostro osservatorio, dalla strada, lo vediamo ogni giorno, soprattutto nelle grandi città. Ci accorgiamo sempre di più che molte persone bisogna cercare di raggiungerle. Tanti poveri non si presentano ai nostri centri per vergogna o perché non ce la fanno. E grazie all’otto per mille, checché se ne dica, stiamo facendo interventi continui».
La Caritas diceva che a Roma ci sono 650 mila anziani e settemila persone per strada.
«Ecco, appunto. Le polemiche finiscono col creare una situazione di stand-by mentre i cittadini si aspettano che ci si metta al lavoro. Se poi gli amministratori saranno in grado di rispondere ai problemi, questo poi ciascuno lo valuterà».