Premessa
Vi sono momenti storico – culturali che facilitano ed altri che rendono davvero faticoso un ragionevole confronto su temi particolari come quello che qui si affronta. Vi sono addirittura momenti così faticosi che al solo proporre, ad esempio, la celebrazione della “Giornata del Rifugiato” [1] ci si sente subito spinti a occupare una delle chiassose curve in questa sorta di tifo da stadio nel quale ormai viviamo.
Dico allora subito che intendo proporre la mia riflessione da un punto di vista che è il punto di vista di un uomo e di un credente che si sente interpellato da quelli che ritengo i miei punti di riferimento imprescindibili: il Vangelo, il Magistero della Chiesa e la Tradizione che la Chiesa, come comunità di credenti, continua a consegnarmi.
A proposito di Tradizione della Chiesa e per analogia con quello che qui facciamo, mi piace ricordare che nel prossimo Settembre celebreremo la 105a “Giornata mondiale dell’immigrato e del Rifugiato”. Capite? Non da oggi la Chiesa si sente interpellata dalla realtà della mobilità umana e da tutto ciò che essa comporta. A questo proposito suggerirei – tra i tanti studi e ricerche che riguardano questo tema – di riprendere i messaggi dei Papi per queste giornate. Se non ci si lascia prendere dalla strumentale semplificazione, si scopre quanto fazioso sia, ad esempio, contrapporre un Papa a un altro[2] su questo tema…. (testo completo)
___________________
[1] La Giornata mondiale del Rifugiato vuole rendere omaggio alla ricchezza umana e alla complessità di ciascuna migrazione: quelle che hanno costruito attraverso i secoli la nostra storia di europei, quelle che ancora oggi intrecciano attraverso il mondo collegamenti e dialoghi che aprono nuove prospettive per un futuro di democrazia e di giustizia.
[2] Un saggio di questo studio potete trovarlo in un articolo pubblicato (20 Maggio 2019) dal giornalista del Corriere della sera: “Prima la Padania, ora i migranti. Tutti i fischi leghisti ai Papi”.