Premessa
Ho scelto di collocare il mio intervento all’interno degli Orientamenti pastorali che la Chiesa italiana si è data per questo decennio “Educare alla vita buona del Vangelo”, al cui interno l’ambito del lavoro e della festa, insieme alla vita affettiva, la fragilità umana, la tradizione e la cittadinanza, “rappresentano un’articolazione molto utile per rileggere l’impegno educativo, al quale offrono stimoli e obiettivi” (n. 33).
Nel contesto di questo Convegno, che so animato dal desiderio di non perdere aggancio con la realtà, che so quindi attraversato dalla voglia di concretezza, potrebbe apparire fuori posto un rimando al tema della educazione e della formazione. E lo sarebbe se io mi mettessi qui a lamentare genericamente il deficit di educazione e di formazione che, pure, sta sotto gli occhi di tutti. Fuori posto sarebbero anche inviti generici ai nostri governanti se mi limitassi a sottolineare la scarsa destinazione di risorse al tema della educazione, della formazione e della ricerca; che pure è sotto gli occhi di tutti.
Ho scelto di invitare me e voi a tornare sul tema dell’ educazione che, intendiamoci, non riguarda solo i giovani perché la colluvie di parole e di documenti – pur preziosi ma spesso fine a se stessi – nascono da persone e da strutture e istituzioni … maleducate, nel senso di “educate male” ad abitare il proprio mondo e a programmare in maniera efficace il futuro delle persone e delle realtà loro affidate. A cominciare dalla propria vita che, quando è vissuta in maniera consapevole, non può non essere portatrice di domande e di domande di senso alle quale spesso seguono risposte banali. E banali finiscono per essere anche analisi senza fine e percentuali senza futuro. …. (testo completo)