Rubrica de Il Sole 24ore “Abitare le parole”
Biblioteca. Parola e luogo che evocano altre parole, altri luoghi e tanti non luoghi: libri, lettura, incontri, silenzio, pensieri che si rincorrono, progetti che prendono forma, volti di autori e personaggi dai contorni sfumati, sguardi che si allungano oltre ogni orizzonte.
Tutto questo è possibile grazie all’incontro con quanto nella biblioteca è conservato e con la passione di quanti rendono la biblioteca un luogo di vita.
La biblioteca è questo. E tanto altro. Ci autorizza a pensarlo l’etimologia del termine. Dal greco βιβλιοθήκη, composto di βιβλίον (biblíon -libro, opera) e θήκη (thḗkē – scrigno, ripostiglio).
È da subito attestata l’esistenza del termine greco βιβλιοφυλάκιον (bibliofylákion), col significato di “deposito di libri” o “archivio di libri”. Ma, oltre alla parola, reperti archeologici e testimonianze di vario genere attestano abbastanza presto l’esistenza di biblioteche nelle Città-Stato del Vicino Oriente antico.
Le grandi biblioteche hanno accompagnato la nascita di pensieri alti e hanno contribuito a diffondere la luce della civiltà classica e del nostro Medioevo. Tutto ciò li ha resi luoghi di cura della memoria e di tutto ciò che di essenziale appartiene a un popolo e alle persone singole.
Una cura che si esprime anche attraverso la straordinaria bellezza delle biblioteche. Non è un caso che la cura e la bellezza che caratterizzano le biblioteche possono paragonarsi solo alla cura e alla bellezza presenti nelle Chiese e comunque nei luoghi di culto. Cura e bellezza che custodiscono, circondano e illuminano imprese straordinarie, idee temerarie e percorsi di vita che, solo in seguito, abbiamo imparato a considerare esemplari. Il più delle volte non consegnati alla memoria dai protagonisti, ma da quanti hanno varcato le porte delle biblioteche e hanno saputo abitarle con la delicatezza, l’intelligenza e lo stupore che sempre una biblioteca domanda.
Non sempre e non da parte di tutti le biblioteche hanno potuto godere di cura. A parte la distruzione di libri e di biblioteche dovuta a incidenti o a catastrofi naturali, se ne registrano tante volute dalla stupidità delle autorità del momento. Queste distruzioni hanno avuto la pretesa di cancellare il pensiero umano, la sua capacità creativa e tutto ciò che poteva nutrire la voglia di essere e di rendere liberi.
Ogni biblioteca che viene aperta e ogni libreria alla quale si dà vita, soprattutto nei piccoli centri, sono gesti significativi e parole coraggiose che vanno in direzione ostinata e contraria a quella che – a causa della miopia degli enti pubblici – privilegia l’effimero e non ama la bellezza di sguardi nuovi e di immaginazioni feconde.