Arcobaleno

Rubrica de “Il Sole 24ore” Abitare le parole

Chissà se è per esorcizzare la paura o per dare corpo alla speranza. Sta di fatto che in tempi di calamità e di emergenza sorgono spontanei dei simboli che uniscono, come vuole l’etimologia di questa parola (da symbállō = metto insieme).
Nell’emergenza che stiamo vivendo, si è fatto strada su tutti l’arcobaleno; la cui etimologia resta incerta. Oltre a chi la considera un composto di arco e baleno (lampo), c’è chi (G. Frau) ritiene che il secondo termine del composto è il nome del cetaceo, ‘balena’.
Come fenomeno ottico e meteorologico, ma soprattutto per la sua carica simbolica, l’arcobaleno ha coinvolto etnologi, filosofi, scienziati, antropologi, storici delle religioni, poeti e artisti. Orazio ne parla (Ars poetica, 14-19) con ironia. Seneca stabilisce una corrispondenza tra l’arcobaleno, l’incesto e la peste (Oedipus, vv. 314 – 328); come alcuni miti sudamericani, che pongono l’arcobaleno all’origine di alcune malattie. Carlo Levi ricorda che anche le tradizioni del nostro Meridione vedevano uno stretto legame tra l’arcobaleno e l’insorgere dell’itterizia. Nella mitologia greca, Zeus distende l’arcobaleno nel cielo per inviare annunci funesti agli uomini. In Cicerone (De natura deorum, 3,51) e in Virgilio (Eneide 5, 88s.), Iride diventa la personificazione dell’arcobaleno.
A seconda dei modelli culturali di riferimento e delle credenze religiose prevalenti, i nomi dell’arcobaleno variano. Si può chiamare: “arco di Dio”, “arco di Noè”, “serpente”, “volpe” “Iride”, “arco bevente”, “arc di San Marc”, in friulano. Ognuno di questi nomi è sostenuto da tradizioni, leggende, rimandi religiosi e accostamenti più o meno fondati. Nel paganesimo, l’arcobaleno era il ponte attraverso il quale i santi e i bambini raggiungevano la felicità. Nella tradizione biblica, l’arcobaleno compare dopo il diluvio universale. Nel segno dell’arcobaleno JHWH sancisce un’alleanza col suo popolo: “Il mio arco pongo sulle nubi ed esso sarà il segno dell’alleanza tra me e la terra” (Gen 9, 13). L’arcobaleno salda il cielo con la terra in un legame che impegna Dio e il popolo. Qui l’arcobaleno dice vicinanza di Dio e responsabilità dell’uomo, chiamato a scelte di fedeltà.
È difficile sapere quanta consapevolezza accompagni il ricorso pressoché universale, in questi giorni, al simbolo dell’arcobaleno, che trae forza e bellezza dal suo tenere insieme i colori che lo compongono. Quasi a rifiutare la prevaricazione di un colore sull’altro. Quell’Andrà tutto bene” – attribuito, secondo alcune ricerche, alla mistica inglese Giuliana di Norwich – esprime la speranza che tutto finisca e richiama l’impegno a percorrere strade nuove e inclusive come i colori dell’arcobaleno. Sorprendentemente Chagall, nel suo “Noè e l’arcobaleno”, rende quest’ultimo col colore bianco. Mettendo così in evidenza che l’arco, strumento di guerra, nelle mani di Dio diventa luce che fonde in piena armonia la molteplicità dei colori che lo compongono e sostiene la speranza di chi lo contempla.

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