Volto

Rubrica de Il Sole 24ore “Abitare le parole”

Panîm (volto/faccia). Nella lingua ebraica è un nome invariabile, di quelli che hanno una sola forma per il plurale e il singolare. Ma qui non è solo una questione di forma. Il plurale non si riferisce solo al volto, in quanto elemento fisico fatto di pelle, organi, carne e teschio. Denota anche la complessità del volto.
La valenza simbolica che da sempre e in tutte le culture gli è stata riconosciuta fa del volto un segno espressivo di comunicazione e di relazione. L’incontro di volti diventa, di fatto, incontro di sguardi e scambio di emozioni e di sensazioni. Come testimoniano, in maniera straordinaria, i taciti sguardi incrociati delle persone innamorate.
La preminenza dello sguardo che segna ogni volto è confermata sia dal termine greco prósopon sia dal latino vultus. Nel primo caso, i due elementi (prós e op) che lo compongono indicano l’orientamento dello sguardo verso l’altro/a da vedere; vultus, poi, è connesso al visus, cioè all’impatto visivo.
Un passo avanti è l’uso che della parola volto viene fatto nella Bibbia. Qui il tema del volto ritorna con Abramo, Isacco e Giacobbe. In gran parte dei casi, direttamente o indirettamente, il volto indica tutta la persona e, ancora di più, la sua interiorità. Arriva a riassumere, esprimendoli, i sentimenti, la qualità delle relazioni e il vissuto profondo. Con evidenza ciò è detto del volto di Caino, «molto irritato e abbattuto», per l’invidia che cova verso Abele (Genesi 4,5). O di Anna, la futura madre del profeta Samuele. Di questa, dopo aver ascoltato il sacerdote Eli («Va’ in pace e il Dio d’Israele ti conceda quello [il figlio] che hai chiesto»), si legge: «Il suo volto non fu più come prima» (1 Samuele 1,17-18).
La concezione simbolica del volto e la conseguente estensione semantica ne fanno molto di più che un oggetto dello sguardo. Riproponendo il valore della persona e ciò che la caratterizza interiormente, il volto si presenta come mistero da accogliere e comprendere in profondità. Azioni rese sempre più difficili nel complesso e variegato mondo dei social network, dove si vedono tante maschere e pochi volti. Ciò sembra rendere davvero faticoso vivere l’esperienza, tanto intensa quanto raffinata, racchiusa nei versi di Battiato e nei volti dipinti da Mimmo Paladino. «Leggo dentro i tuoi occhi da quante volte vivi, dal taglio della bocca se sei disposto all’odio o all’indulgenza, nel tratto del naso se sei orgoglioso, fiero, oppure vile», canta Battiato in Fisiognomica. Nei volti da lui disegnati e dipinti, il pittore della Transavanguardia indaga in maniera straordinariamente evocativa le oscurità e le meraviglie dello sguardo.

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