Rubrica de Il Sole 24ore “Abitare le parole”
Non è solo la cronaca a ricordarci la diffusa esistenza di percorsi di vita interiore e di produzioni letterarie relative, genericamente posti sotto l’etichetta della spiritualità. A conferma di quanto ha scritto il filosofo francese André Comte-Sponville: «Il non credere in Dio non impone la rinuncia a ogni vita spirituale e neanche a ogni esperienza mistica. A che fine credere, quando si può conoscere? Sperare, quando si può amare? Pregare, quando si può contemplare? È la differenza tra il saggio e il santo. Cos’è saggezza, se non spiritualità laica?» (La sagesse des modernes).
L’aspirazione al vivere con saggezza e allo «star bene con sé stessi» non è diminuita ai nostri giorni. Ha assunto nomi diversi, ha affinato le tecniche, ha moltiplicato i canali che invitano alla ricerca della quiete interiore. Ma non ha smesso di creare spazi e proporre veri e propri percorsi che mirano ad assicurare, per quanto è possibile, forme di libertà interiore. Con l’obiettivo esplicito di disegnare e far vivere progetti di vita al riparo dalla ripetitiva e asfissiante omologazione che caratterizza gran parte del mondo contemporaneo. è la strada che porta a conoscere meglio sé stessi: grande nostro compito in questa vita.
L’incontro tra culture diverse e con esperienze maturate in contesti differenti da quelli occidentali ha aperto la strada a forme di spiritualità non necessariamente ispirate alle Scritture Sacre o alle pratiche religiose tradizionali. È vero infatti quello che scrive Muhammad Alì, citato da F. Faggin: «La spiritualità è riconoscere la luce che è dentro di noi. Essa non appartiene a nessuna religione in particolare, ma appartiene a tutti» (Oltre l’invisibile).
Dal punto di vista antropologico, “spiritualità” finisce così per essere un termine contenitore, che evoca in genere qualcosa di affascinante e controverso, capace cioè di suscitare grandi passioni, ma anche grandi delusioni.
Le scienze sociali contano una settantina di definizioni della spiritualità. In tutte, lo spazio semantico è tanto vasto da contenere tutto ciò che è associabile alla religione, alla tensione verso qualcosa che è legato al trascendente o anche alla ricerca di benessere fatto passare attraverso le forme più diverse.
Nella Bibbia il termine “spirituale” denota un progetto di vita all’insegna dell’azione dello Spirito Santo (Gal 5,16-25; Ef 1,3; 1Pt 2,5; Col 1,9), che si contrappone a quello dell’uomo “naturale” e “carnale” (1Cor 2,6-3,1).
Nel vocabolario attuale, soprattutto in quello antropologico, la parola spiritualità ha un’accezione molto più dilatata e inclusiva, che non riflette necessariamente il significato biblico.