Semplificazione

Rubrica de Il Sole 24ore “Abitare le parole”

La parola semplificazione è entrata di diritto nel novero delle “parole d’ordine” di questi ultimi tempi, come sostenibilità, ripresa, cambiamento e qualche altra. Non è detto tuttavia che ciò ne faciliti la comprensione. E soprattutto, non è detto che, in assenza di adeguato approfondimento, se ne riesca a cogliere il suo carattere di sfida.
La semplificazione, quando smette di essere semplice emissione di suoni, diventa più di una esortazione. Diviene ricerca seria e rifiuto chiaro di passaggi procedurali che impediscono o ritardano il raggiungimento di obiettivi individuali o collettivi. È ciò che ne fa mezzo indispensabile per rendere costruttivo e creativo il rapporto dei cittadini con le varie forme di amministrazione. Soprattutto quando queste, come scriveva Sturzo a Salvemini nel 1957, mostrano il loro volto di «burocrazia imperante e trafficante».
È proprio l’ingresso della parola semplificazione nel novero delle “parole d’ordine” di questi tempi ad averla spesso fatta coincidere ingenuamente (o deliberatamente) con la ricerca di qualche formula magica, con la promessa/pretesa di risolvere nell’immediato quanto di complesso caratterizza la vita amministrativa. La cattiva semplificazione ignora la complessità e la confonde con la complicazione.
La complessità di per sé non è una patologia. È invece una componente fisiologica di qualsiasi processo che preveda incontro tra persone, portatrici di interessi coltivati, obiettivi da raggiungere e legittime aspettative. Essa non è – com’è invece la complicazione – frutto dell’ottuso pressapochismo di tuttologi compiaciuti. La semplificazione chiamata a misurarsi positivamente con la complessità amministrativa, e non solo, è progressivo esercizio di liberazione dall’avvolgente edera che soffoca pensieri, emozioni e sogni possibili. Sia a livello individuale sia a livello collettivo. È sfida che può essere vinta solo lavorando per liberarsi da tutto ciò che ritarda e mortifica, dall’apparenza, dal conformismo, dall’ambizione, dall’avidità e dalle maschere indossate a seconda delle convenienze.
La semplificazione allora non è un fine. È un mezzo con il quale, in maniera sempre nuova, vigile e consapevole va governata la complessità amministrativa. L’obiettivo è quello di evitare che la complessità degeneri in patologica complicazione, attraverso l’adozione di norme oscure o che introducono squilibri e privilegi. Terreno di coltura per furbi o modo evidente attraverso il quale legislatori e governanti mettono in bella mostra la loro pigrizia mentale. Confondendo la semplificazione amministrativa col ricorso a norme tanto generali quanto inutili o ripetitive.

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