Rubrica de Il Sole 24ore “Abitare le parole”
Derivata dal verbo latino procedĕre, la parola processo rimanda ai concetti di avanzamento, progresso graduale, svolgimento, sviluppo. Una parola quindi che esclude ogni riferimento alla staticità. Evoca invece movimento e partecipazione. In tutti gli ambiti. Dando luogo così a processi di natura giudiziaria o amministrativa, ma anche a processi che portano a maturazione non solo la dimensione fisica della persona, ma anche un’idea, un progetto o delle relazioni.
Chi avvia processi e chi se ne lascia coinvolgere è una persona capace di «vedere» nel futuro, grazie a una potente vena creativa (Oxford Languages). Capace di mettersi al servizio della ricerca, della scoperta e della conquista. Capace di ridisegnare non solo sé stesso, ma anche le realtà nelle quali è inserito. Per questo motivo, quanti avviano processi vengono percepiti talvolta come persone trasgressive e provocatorie, soprattutto da chi confonde il dinamismo che caratterizza ogni processo con l’anarchia, il caos o l’approssimazione.
Processi possono essere avviati, dicevamo, in tutti gli ambiti. Non è escluso l’ambito filosofico, né quello religioso, politico o di vita personale.
A proposito dell’ambito filosofico, un posto di rilievo tocca a Processo e realtà, di A.N. Whitehead (1861-1947). A parte l’orizzonte specifico nel quale si muove il filosofo e matematico britannico, restano decisive alcune intuizioni che, trasferite nell’esperienza esistenziale, possono dare nuova qualità alle nostre relazioni. Purché disposti a condividere la convinzione che, come ogni realtà, anche la nostra vita è frutto di processi che ne fanno un continuum inarrestabile.
Sta a ciascuno di noi scegliere che parte giocare nei processi. Li rende sensati solo la disponibilità a coltivare valori e attese che ci impegnano, e solo se accettiamo di fare della nostra esistenza un luogo di relazioni. Spazio nel quale provano a convivere il peccato di aver assaggiato il biblico albero della scienza e della presunzione con il peccato di non aver assaggiato abbastanza l’albero rigoglioso della vita. Quella che non si lascia chiudere in schemi asfittici e in regole che rendono osservanti ma infelici, e che bloccano, fino a soffocarlo, ogni processo. Schemi e regole che talvolta fanno perdere il gusto di sentirsi coinvolti in un continuo e mai compiuto avvicinamento alla verità e, con essa, a una vita riuscita. Passando semmai attraverso verità e conquiste relative e parziali.
Inteso così, il processo è scelta di accogliere e sviluppare la ricchezza di tutto ciò che attraversa in maniera provvidenziale la nostra storia.