Autonomia

Rubrica de Il Sole 24ore “Abitare le parole”

Autonomia. Esigenza fortemente avvertita dall’uomo contemporaneo. Forse perché viviamo in un clima socioculturale che, nelle più svariate forme e con strumenti sempre meno controllabili, tende a ridurne la presenza.
L’uomo contemporaneo sembra condannato a vivere una forma di dissociazione. Da una parte, il bisogno di pensare nel segno dell’autonomia; dall’altra, il bisogno di mantenere la sicurezza che gli deriva dall’essere consapevolmente o inconsapevolmente incatenato, come gli uomini nella caverna di Platone.
La nostra esistenza, insomma, trascorre tra legittimo bisogno di autonomia ed esperienza di una ineluttabile dipendenza. Un difficile dilemma esistenziale. È possibile superarlo solo attraverso una lucida analisi del campo semantico nel quale si muove l’autonomia e, con essa, le parole che spesso le vengono affiancate come sinonimi.
Il termine autonomia – dal greco antico αὐτονομία, composto da αὐτο (auto) e νόμος (nomos/legge) – significa letteralmente «legge propria», nel senso dell’essere legge a sé stessi o vivere secondo le proprie leggi. Sicché è autonomo chi è capace di regolare sé stesso, la propria affettività e le proprie scelte senza ingerenze, libero da pressioni provenienti da membri o gruppi a sé esterni.
È facile incontrare, nel vocabolario comune e nel diffuso convincimento, il non corretto ricorso alle parole libertà, indipendenza e autodeterminazione come fossero sinonimi di autonomia. Coglierne la differenza contribuisce a definire il fragile valore dell’autonomia. Fragile soprattutto rispetto ai concetti di indipendenza e di autodeterminazione. Non è una sottigliezza linguistica. L’indipendenza è altro rispetto all’autonomia. È indipendente chi sceglie e agisce senza alcun vincolo nei confronti degli altri e delle loro volontà. Nell’autonomia, invece, l’elemento della dipendenza è antropologicamente irrinunciabile. Autonomo è chi realizza i propri progetti e raggiunge i propri obiettivi nel rispetto degli altri e delle loro esigenze. Nell’esercizio dell’autonomia entrano quindi in gioco sempre le relazioni della persona con l’ambiente nel quale è inserito e con la comunità della quale fa parte.
L’autonomia è insomma un processo interattivo. Ciò fa sì che essa non si risolva né in libertà che ignora quella degli altri né in autosufficienza. A differenza di queste, l’autonomia esige da chi vuole viverla in maniera autentica il possesso di valori di riferimento, che rende capace, proprio per questo, di dare il giusto peso a cose, a persone o a un ideale. Fino a scommetterci su.
Autonomi non si nasce. Lo si diventa grazie a una sana interdipendenza più che alla presuntuosa indipendenza.

I valori in cui credere

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