Rubrica de Il Sole 24ore “Abitare le parole”
La fraternità, perché? È la domanda/titolo di uno degli ultimi libri di E. Morin. È lo stesso filosofo francese a rispondere: «per resistere alla crudeltà del mondo». Risposta divenuta il sottotitolo dello stesso libro (AVE, 2020).
Crudeltà del mondo e imbarbarito vocabolario delle relazioni sono l’amaro conto che ci va presentando, giorno dopo giorno, la cosiddetta globalizzazione. Con un cinismo che tende a rendere sempre più marginale o a caricare di sterile utopismo la parola “Fraternità.
Prima però di assumere il significato di generico e poco esigente affetto tra fratelli, la parola fraternità – da frater, a sua volta derivata dall’antica radice indoeuropea *bhtar – aveva il significato di “sostenitore” o “protettore”. Sicché fratello è letteralmente chi sostiene, chi protegge, chi custodisce. Si capisce meglio allora il carattere drammatico del dialogo tra Caino e Yavhé, il Santo. A questi che gli chiede: «Dov’è Abele, tuo fratello?», Caino risponde: «Non lo so. Sono forse io il guardiano di mio fratello?» (Gn 4, 9). Una risposta che dice di fatto rifiuto della fraternità e quindi della voglia di sentirsi custode di Abele. Lo stesso rifiuto lo ritroviamo nell’episodio di Giuseppe venduto dai fratelli (Gn 37, 12-36), nei comportamenti di Eteocle e Polinice (tra l’altro, in I Sette contro Tebe di Eschilo), nel rapporto tra Fafner e Fasolt in L’oro del Reno di Wagner e in quello che corre tra Déagole e Sméagol, ne Il Signore degli anelli di Tolkien.
Penso fosse quello strettamente legato all’etimologia il significato della parola fraternità entrata a far parte del famoso trittico della Rivoluzione francese: liberté, égalité, fraternité. Visione, questo, di un umanesimo completo. L’ordine postrivoluzionario ha però di fatto marginalizzato la fraternità dal lessico politico-economico, fino a cancellarla.
Nella Enciclica Fratelli tutti, papa Francesco si chiede: «Che cosa accade senza la fraternità consapevolmente coltivata, senza una volontà politica di fraternità, tradotta in un’educazione alla fraternità, al dialogo, alla scoperta della reciprocità e del mutuo arricchimento come valori? Succede che la libertà si restringe, risultando così piuttosto una condizione di solitudine, di pura autonomia» (n. 103). Allo stesso modo, l’uguaglianza, senza la fraternità rimane un valore astratto. L’una e l’altra hanno una sola strada da percorrere se vogliono continuare a essere ispiratrici di un nuovo umanesimo: accettare di accompagnarsi costantemente con la fraternità, che E. Durkheim e M. Mauss mettono sullo stesso piano di una «mistica secolarizzata».